Milano, 29 marzo 2014 - La Digos ha lanciato l’allarme una settimana fa: «Al momento, gli ultras rossoneri appaiono i più attivi per episodi di violenza e intemperanza». I numeri parlano chiaro: negli ultimi mesi, sono piovuti sulla curva Sud ben 51 Daspo, acronimo che sta per «Divieto di accesso alle manifestazioni sportive».
In soldoni: per un anno, 51 tifosi non potranno accedere «a tutti gli impianti sportivi del territorio nazionale (Meazza compreso, ndr) e degli altri Stati membri dell’Unione europea», tantomeno farsi vedere dalle parti di San Siro nei giorni delle partite. Finora la Questura ne ha notificati 21 per il match di campionato Milan-Udinese disputato il 19 ottobre 2013: secondo la versione della polizia, alcuni sostenitori del Diavolo, «travisati», si sarebbero allontanati dall’impianto al 10’ della ripresa «col chiaro intento di cercare lo scontro con un gruppo di circa venti ultras friuliani rimasti nei pressi del parcheggio ospiti».
Alla fine, per fortuna, non ci fu nessun contatto tra le due frange. I Daspo sono arrivati comunque. Anche perché la legge li prevede non solo per punire «chi abbia realizzato una condotta concretamente violenta», ma anche nei confronti «dei soggetti che abbiano posto in essere comportamenti finalizzati alla partecipazione attiva a episodi di violenza o tali da porre in pericolo la pubblica sicurezza».
Proprio a questo principio si è rifatto il Tar per respingere giovedì la richiesta di sospensiva cautelare presentata dagli avvocati Giovanni Adami e Jacopo Cappetta per conto dei 21 «daspati», tra i quali figura pure Mario «Marietto» Diana, braccio destro di Giancarlo «Sandokan» Lombardi nel gruppo Guerrieri Ultras finito in manette nel 2007 per una brutta storia di ricatti e intimidazioni alla società di via Aldo Rossi.
Bocciata, per adesso, la linea difensiva, che ha cercato di porre l’attenzione soprattutto sulla distanza fisica tra le fazioni: una, quella del Milan, si trovava nei pressi del cancello numero 9 («E solo per riporre bandiere e striscioni occorrenti per le coreografie»); l’altra, quella dell’Udinese, era nel parcheggio ospiti.
Tesi rispedite al mittente dai giudici di via Corridoni. «Mancano elementi oggettivi tali da giustificare il provvedimento», ribatte l’avvocato Cappetta. Se ne riparlerà nell’udienza di merito, che potrebbe però arrivare a sanzione già scontata: «Ci sono alcuni miei assistiti che non vanno allo stadio da dicembre — fa sapere Cappetta —. Purtroppo, in questi casi i margini di manovra della difesa sono piuttosto limitati».
Non solo Milan-Udinese. In questi giorni, stanno arrivando altri 30 Daspo da 12 mesi per Milan-Verona, confronto di Serie A andato in scena il 19 gennaio 2014. E altri ancora dovrebbero essere spediti a 32 dei 35 denunciati per i fatti di Milan-Parma, quando l’ala più intransigente della Sud minacciò apertamente alcuni giocatori del Diavolo al termine dell’incontro perso 4-2 in casa. «Siete una squadra di m., tirate fuori i c., veniamo coi bastoni», le frasi non troppo oxfordiane indirizzate a Balotelli e compagnia. Chiaro l’obiettivo dei duri, secondo via Fatebenefratelli: «Intimidire, ma anche esprimere e accrescere il proprio potere al cospetto della maggioranza moderata dei tifosi». Pesanti le accuse contestate: manifestazione non preavvisata, istigazione a delinquere, minacce aggravate da parte di più persone riunite e porto di oggetti atti a offendere nell’ambito di manifestazioni sportive.
nicola.palma@ilgiorno.net
© Riproduzione riservata