Milano, 11 maggio 2014 - Il futuro ruolo di Alexander Pereira sarà uno degli argomenti al centro dell'assemblea dei soci e del cda della Scala in programmma per lunedì 12. All'ordine del giorno ci sarà anche il nuovo statuto. Il manager austriaco sarebbe il prescelto per sostituire Stephane Lissner alla guida del teatro dal prossimo settembre, ma adesso è al centro di polemiche per la compravendita di opere dal festival di Salisburgo che lui stesso dirige.
Al vaglio, una 'sanzione' (una decurtazione del compenso o della durata dell'incarico), o realizzare una sorta di struttura di raccordo con il cda. L'ipotesi meno probabile e' che l'incarico gli venga revocato (come ha annunciato che chiedera' ufficialmente la Regione durante la seduta del consiglio di amministrazione). Troppo stretti i tempi in vista della superstagione di Expo che Pereira ha gia' iniziato a delineare.
Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nel suo faccia a faccia con il sindaco Giuliano Pisapia la settimana scorsa a Roma ha ribadito che la scelta spetta al consiglio di amministrazione, dato che è sua la competenza. Almeno per ora. Quando - entro dicembre - sara' approvato il nuovo statuto, infatti, la competenza passera' al ministro, come prevede la legge Bray. E quindi per Pereira c'e' il rischio di essere riconfermato domani e poi fra qualche mese di ritrovarsi punto e a capo.
LE PROTESTE - In giornata il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, ha organizzato un volantinaggio in centro da San Babila alla Scala, dove ha portato dei sacchi di spazzatura: "Pereira compra quello che si ricicla". Questo il messaggio del gesto dimostrativo.
Anche Cgil e Uil hanno organizzato un presidio davanti al teatro sperando che si arrivi "a una scelta definitiva - ha spiegato Domenico Dentoni (Uil) - e non si riveda tutto fra sei mesi, in modo da garantire serenita' e tranquillita' per qualche anno alla Scala".
"Spero che domani Pisapia ci parli dopo il cda - ha aggiunto Giancarlo Albori della Cgil -, e' un atto dovuto, credo, nei confronti dei lavoratori che hanno il diritto di sapere il loro destino".
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