Milano , 12 novembre 2017 - Settant'anni. Non d’età, ma di carriera. Complicato trovare sulla scena artisti in condizione di celebrare anniversari del genere, come capita domani sera a Charles Aznavour sul palcoscenico degli Arcimboldi. Anche se lui s’acciglia davanti al genetliaco “…perché in verità non sono settanta, ma ottantaquattro, visto che ho debuttato come ballerino nel ’33 all’età di nove anni”. La divina Piaf, che ancora oggi il cantante franco-armeno descrive “intelligente, istintiva, molto divertente e con un senso dell’umorismo un po’ perfido” gli dette il suggerimento più importante. Quello di “amare e rispettare il pubblico senza ingannarlo mai”: 180 milioni di dischi venduti, 294 album, un repertorio di 1.200 canzoni e migliaia di concerti in oltre 90 paesi sono il bilancio di una vita. Sulla scena Aznavour canta in sette lingue diverse, compresi lo spagnolo e il russo. “Ma ‘L’istrione’ lo interpreto ovunque in italiano, così come ‘Mon ami, mon Judas’ dappertutto in francese” assicura. Molti i suoi brani rivisitate da altri artisti, a cominciare dal Ray Charles di “For mama”, dal Bob Dylan di “The times we’ve known”, o dalla Liza Minnelli di “What makes a man a man”. Perfino il guru dei produttori rap Dr. Dre ha ripreso la sua “Parce que tu crois” nel 2001. E non manca una lista di duetti eccellenti lunga così, con Sting in “Love is new everyday”, con Celine Dion in “Toi et moi”, con Frank Sinatra in “You make me feel so young”, con Laura Pausini in “Paris au mois d’août”.
A 93 ANNI Hollywood gli ha riconosciuto lo scorso agosto la tanto agognata stella sulla “walk of fame”, omaggio tardivo ma più che meritato viste le ottanta e passa pellicole girate da monsieur Charles assieme a colossi della cinematografia francese come Cocteau, Clair, Truffaut, Chabrol, Lelouch. “La vita è stata per me una meravigliosa avventura” ammette Aznavour, all’anagrafe Chahnourh Varinag Aznavourian. “Da bambino volevo diventare un avventuriero. E il successo è stato la ricompensa per il tanto lavoro fatto spinto dal desiderio di migliorarmi continuamente, tanto come uomo che come artista. Ho chiuso con la scuola a dieci anni, ma a quell’età conoscevo già la vita più di un uomo di quaranta”. Chi pensava che quello del 2016 a Verona sarebbe stato il suo ultimo concerto italiano dell’uomo de “La bohème” ha fatto male i conti. Oltre all’Arena lo scorso anno Aznavour ha cantato pure ad Amsterdam, Dubai, Praga, Antwerp, Osaka, Tokyo, Barcellona, Marbella, Trélazé, Monaco. E non più di quattro mesi fa a Roma, proseguendo poi il tour che lo porta stasera a Milano. “Ad Erevan il governo armeno mi ha consegnato le chiavi del Museo Aznavour che ora vorrei però allargare pure a rappresentazioni artistiche ed eventi culturali - anticipa -Assieme a mio figlio Nicholas, poi, ho intenzione di creare la Aznavour Foundation con cui continuare ad aiutare il popolo armeno”.
Da nove anni il “Sinatra francese” è pure Ambasciatore d’Armenia in Svizzera. “Gli armeni hanno bisogno che si parli di loro” spiega. “Un po’ come Israele, infatti, l’Armenia è circondata da paesi che non l’amano eccessivamente. Lavorando su piccoli problemi con paesi stranieri, io posso farmi ascoltare. E dare il mio contributo alla causa del mio popolo. Ma sia chiaro che non faccio politica”.