Milano, 12 agosto 2017 - Sulla foto del profilo Linkedin posava sorridente accovacciato di fianco alla Mini Cooper. E Luca Andrea Latella era proprio al volante della sua auto d’epoca ieri mattina alle 8.45, fermo al semaforo in attesa del verde all’angolo tra via Ferrari e via Campazzino, quando un Mercedes Vito gli è piombato addosso a tutta velocità: l’avvocato di 31 anni è morto per le gravi ferite riportate nel violentissimo schianto. Inutili i soccorsi, non c’è stato neanche il tempo di trasportare l’uomo in ospedale; l’impatto ha completamente distrutto la parte posteriore del veicolo, non lasciando scampo al giovane conducente. Alla guida del Vito c’era un peruviano di 34 anni, portato in codice verde al Niguarda e poi negli uffici della polizia locale. Su di lui sono proseguiti per tutta la mattina gli accertamenti, che alla fine hanno confermato i sospetti iniziali (nel mezzo sono state ritrovate tracce di birra): sembra che avesse un tasso alcolemico superiore a 1,5 (a fronte di un limite massimo fissato per legge a 0,5); e per di più gli era appena stata restituita la patente, ritirata mesi fa pare sempre per guida in stato di ebbrezza. L’uomo è stato portato nel carcere di San Vittore: dovrà rispondere dell’accusa di omicidio stradale. «Ho bevuto alle 4 di mattina e andavo veloce», avrebbe ammesso il 34enne.
Il Vito a 9 posti viaggiava a velocità sostenuta e il conducente non si è nemmeno accorto della presenza di quell’auto ferma al semaforo rosso o comunque non abbastanza in tempo da frenare per evitarla, abbattendola come fosse un birillo. Probabilmente stava andando a lavoro Luca, bocconiano che da sei anni – come risulta dalle informazioni da lui stesso postate in rete – in forza all’Eniservizi (dopo un rapido passaggio di 3 mesi alla Saipem nel 2011) come avvocato specializzato in contrattualistica, analisi della documentazione aziendale e gestione post-gare d’appalto di fornitori, subappaltatori ed eventuali contenziosi. Ieri il dramma, provocato quasi certamente dall’imperdonabile disattenzione di un altro automobilista sotto effetto di alcolici. Un punto maledetto, quel tratto iniziale di via Virgilio Ferrari, arteria dell’estrema periferia sud della città che poi si congiunge con via Ripamonti: un mese e mezzo fa, il 20 giugno, lì era morto un motociclista di 40 anni, sbalzato sull’asfalto dopo l’impatto con un furgone probabilmente a causa di una improvvida svolta a sinistra a semaforo rosso. Su un albero a due passi dal luogo dell’incidente c’è ancora attaccata la lettera d’addio che la compagna gli ha idealmente recapitato il giorno dopo.