Milano, 31 agosto 2017 - La storia di questa bottega che affaccia sul Naviglio Grande è meravigliosa, e la racconta con sconfinato amore Graziana, che oggi serve al banco insieme al fratello Paolo. Luciano Martin, il loro papà, nasce a Padova nel 1907 e a soli 16 anni decide di andare via in cerca di fortuna. Lavora a Genova per un commerciante che importa juta dall’India, fino al fallimento nel 1938. È allora che Luciano decide di aprire una sua bottega a Milano, insieme ad alcuni colleghi rimasti come lui senza lavoro. Nel 1945 sposa Bruna e pian piano la compravendita di juta, sacchi e teloni si sviluppa, perché si riutilizzano tutte le materie tessili.
Le ferrovie dello Stato mettono all’asta i vecchi teloni dismessi dei carri, Luciano li acquista, li taglia e li modifica. Ritira i sacchi dalle torrefazioni di caffè, da chi importa spezie dall’oriente, attrezza il negozio con le famose macchine per cucire Necchi e Singer. Le casse di legno ormai vuote degli aiuti americani durante la guerra diventano pavimento, scaffali e bancone della bottega, tutto fatto a mano da Luciano. Un vetraio specializzato prepara la bella scritta da apporre sopra la porta «Tutto per operai». Stivali in gomma, impermeabili, giacconi e poi indumenti che Bruna personalmente taglia e cuce, fino al grande boom degli anni Sessanta con la scommessa dei jeans. Luciano si definiva «l’americano», anche se lui in America non ci è mai stato, perché – come amava dire lui stesso ridendo – gli è mancato il tempo. Ma quell’abbigliamento così particolare per un italiano negli anni Cinquanta è stato la sua gioia e la sua fortuna. Non ha studiato, Luciano, si è fermato alla prima elementare, ma ha sempre avuto un fiuto straordinario per gli affari e ha lasciato ai figli una bottega avviata e piena di lavoro.
Oggi che non c’è più e che è mancata anche mamma Bruna, l’attività va avanti grazie alla passione di Paolo e Graziana, che sono orgogliosi di preparare i festeggiamenti del 2018, quando l’attività spegnerà l’ottantesima candelina. Sono lontanissimi i tempi di papà Luciano che andava in giro con il motocarro sul Naviglio, ma l’artigianalità e l’amore per il lavoro sono rimasti immutati. Per tutto il prossimo anno si prevedono festeggiamenti con le istituzioni e tanti eventi musicali, grazie alla seconda passione di Graziana, il ballo. Mi racconta con un pizzico di malinconia che quando aveva quattro anni un signore la vide ballare sulle punte all’asilo e le suggerì di fare un’audizione alla Scala. La mamma le cucì il tutù e l’insegnante della Scala rimase a tal punto impressionata dal talento della bambina da andare a bottega per parlare con i genitori e convincerla a iscriversi all’accademia. Papà Luciano la cacciò via senza appello, perché la danza era proprio agli antipodi dei suoi valori di vita. «Mio padre mi ha sfidato e io ho accolto la sfida». Così l’ha presa Graziana, che per tutta la vita ha ballato nel tempo libero senza mai tradire la bottega di famiglia, che ama alla follia, senza nessun rimpianto. Il futuro non si sa che cosa riserverà, ma per adesso si va avanti con entusiasmo e di certo non si vende, anche se le offerte non mancano perché lo spazio fa gola a molti. «Avere del materiale ex militare e saperne ricavare di tutto non è da tutti» conclude Graziana, fiduciosa, però, che gli anni a venire saranno all’altezza di questa magnifica storia. Martin Luciano e figli – Alzaia Naviglio Grande, 58 - tel. 02 58101173