Milano, 10 ott obre 2017 - È stato condannato all'ergastolo con isolamento diurno per tre anni Osman Matammud, il 22enne di origine somala in carcere dal settembre scorso nel capoluogo lombardo e imputato a Milano con l'accusa di avere ucciso, torturato e stuprato decine di persone in un campo in Libia. Lo ha deciso la Corte d'Assise, presieduta da Giovanna Ichino, dopo circa 5 ore di camera di consiglio. Il giovane risponde di omicidio plurimo, sequestro di persona a scopo di estorsione di alcune centinaia di suoi connazionali e violenza sessuale su decine di ragazze. Matammud, difeso dal legale Gianni Carlo Rossi e che si è sempre professato innocente, sostenendo di essere stato anche lui recluso e vittima di violenze nel campo libico come gli altri migranti, è rimasto impassibile alla lettura della sentenza e poco dopo, parlando col suo difensore, ha detto soltanto: "Ora spero nel cielo".
La Corte d'Assise di Milano ha inoltre stabilito, nel caso l'uomo usufruisse di sconti di pena, che Osman Matammud venga espulso una volta espiata la condanna. I giudici hanno riqualificato alcuni reati di cui era accusato il giovane da omicidio volontario a sequestro di persona aggravato dall'omicidio, in quanto quattro morti sarebbero state conseguenza delle violenze da lui perpetrate ai danni delle persone sequestrate nel campo libico. La Corte d'Assise ha anche stabilito risarcimenti provvisionali da 100 mila euro per otto presunte vittime che si sono costituite parti civili nel processo, 50 mila euro di provvisionale per un'altra vittima e diecimila euro per l'associazione Asgi (Associazione studi giuridici sull' immigrazione). Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 60 giorni.
Le indagini erano partite dopo che Matammud era stato riconosciuto da altri migranti, ospiti come lui del centro di accoglienza di via Sammartini, alla stazione Centrale di Milano. Da lì è partita l'indagine della Direzione distrettuale antimafia milanese, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Marcello Tatangelo. Le 17 presunte vittime sentite dai magistrati, due delle quali erano presenti oggi in aula, hanno riferito di stupri, botte, ustioni e scosse elettriche, ricatti e soprusi da parte dell'aguzzino. Non quantificato il numero degli omicidi nel capo di imputazione. Gli inquirenti hanno trovato i riscontri sui corpi delle vittime, segnati dalle cicatrici.