Milano, 11 giugno 2017 - Chi ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza in un decennio qualunque del secolo scorso ricorda i pomeriggi a giocare a sparviero, mosca cieca… «Quelli non erano solo momenti ludici ma esperienze corporee "decisive">» assicura Bruno Mantovani, decano degli insegnanti di educazione fisica milanesi, durante un incontro organizzato dal Coni a Milano. Oggi, tra playstation e smartphone, i ragazzi disertano il confronto con la fisicità. E il risultato secondo Mantovani, professore al Collegio San Carlo e ricercatore scientifico, è preoccupante: «C’è un impoverimento enorme di tipo muscolare, neuromuscolare e cognitivo. Stare fermi non solo espone al rischio di non avere forza nelle braccia, velocità o resistenza, di diventare obesi. Studi dimostrano che senza l’esperienza del corpo, la mente non riesce a formulare concetti logico-matematici». Mantovani insegna dal '76. Per tanti anni è stato docente della scuola media Colombo: «Negli anni ’70 i ragazzini avevano grandi abilità motorie, si arrampicavano senza difficoltà sui muri. Il mio compito, allora, era aiutarli a gestire le energie "incredibili” che possedevano. Oggi è l’opposto: d evo trovare il modo per stimolarli ad alzarsi dalla sedia. Videogiochi e cellulari sono per loro dei totem, cerco di insegnare loro a non diventarne succubi». La scuola non sempre aiuta a recuperare la «muscolatura» perduta.
Basta guardare il dato sulle partecipazioni delle scuole superiori di Milano e provincia ai Campionati studenteschi. Nel 1998/'99 furono 196 le squadre da 4 studenti (98 maschili e 98 femminili) che parteciparono alla corsa campestre. Le adesioni quest’anno si sono più che dimezzate, coinvolgendo solo 90 squadre (52 maschili). La pallavolo 20 anni fa coinvolgeva 74 squadre (di cui 48 femminili) contro 23 odierne (16 femminili). Nel '98/'99 a Milano e provincia c’erano 14 squadre di pallamano (di cui 8 maschili) ai Campionati studenteschi nessuna quest’anno. Per ginnastica artistica si iscrissero 26 team (16 femminili) alle fasi provinciali nel '99. Adesso solo una squadra: è passata, senza sfidanti, direttamente alle regionali. «La colpa non è solo degli studenti, dopo il Duemila sono diminuiti i fondi ministeriali per gruppi sportivi e ci sono scuole senza impianti adeguati» dice Giuliana Cassani, referente provinciale per le attività motorie dell’ufficio scolastico regionale. «Il cambio di passo deve iniziare sin dalle primarie – dice Fulvio Zecchinello, presidente di Edumoto –, dovrebbe esserci un docente specifico per l’educazione motoria. I laureati di scienze motorie si limitano, col progetto Sport di classe, a fare da tutor due ore al mese».