Milano, 18 ottobre 2017 - Ha una «frattura della teca cranica» Vittoria, caduta durante il parto in corridoio al San Raffaele martedì 10 ottobre alle 00.25. Vittoria è il nome di fantasia che noi abbiamo dato alla bambina. L’ora di nascita, invece, ai medici l’ha data il papà, il 35enne Marco Donegà, che ha visto tutto in diretta; e la ricostruzione che di quella notte fanno lui e sua moglie Daniela Rinaldi, 30 anni, è molto diversa da quella fornita dall’ospedale al Giorno, che ha pubblicato la notizia domenica.
Della frattura si legge nella «relazione clinica alla dimissione - Provvisoria» della bambina dall’ospedale di via Olgettina, datata 15 ottobre, con diagnosi di «trauma cranico comportante frattura della teca cranica, ematoma extradurale frontoparietale destro ed ematoma subgaleale», dopo cinque giorni e mezzo di ricovero seguiti alla «caduta della neonata sul pavimento del blocco parto in seguito a travaglio precipitoso, prima che il personale potesse intervenire per l’assistenza». La mamma è arrivata in ospedale lunedì sera, il giorno prima del termine per il parto, per «sospetta rottura delle membrane», si legge nella relazione clinica alla dimissione di lei, e «alla visita» le sono stati riscontrati «collo centrale raccorciato di un centimetro, pervio a due dita, no scolo di liquido» e «no attività contrattile uterina», anche se lei stessa, annotano i medici, «dopo monitoraggio riferisce insorgenza di attività contrattile per cui si decideva l’osservazione e la successiva valutazione a distanza. Dopo 14 minuti, la paziente accompagnata dal marito si dirigeva camminando verso la sala parto, chiamando il personale; pertanto si presentava all’ingresso del blocco parto con parte presentata cefalica disimpegnata (la testa della bimba stava uscendo, ndr). Nel tragitto del corridoio si verificava espulsione spontanea del feto con caduta dello stesso sul pavimento in seguito a travaglio precipitoso, prima che il personale potesse intervenire per l’assistenza», si legge ancora nei documenti rilasciati ai genitori, che abbiamo potuto consultare.
Per l'avvocato Simona Giannetti, la penalista che insieme al civilista Gaetano Nicosia assiste la coppia e che a breve presenterà querela contro l’ospedale per lesioni colpose, in quel «buco» di 14 minuti si concentra la «condotta omissiva, l’imprudenza, l’imperizia e la negligenza» del personale in servizio quella notte. Dal San Raffaele avevano spiegato al Giorno che la donna era tenuta in osservazione su un lettino anche se al di fuori dell’area parto, separata da una porta chiusa che viene aperta dall’interno suonando a un citofono; i genitori di Vittoria dicono invece che «non c’era nessun lettino, è spuntato di notte nei giorni successivi, quando anche la porta a citofono veniva lasciata aperta. A noi hanno detto di andare a fare una passeggiata e di tornare dopo un’ora».