Milano. 6 febbraio 2018 - A Milano è stato il giorno dell'inaugurazione dell' anno accademico all'Università Statale. In quest'occasione è stata conferita la laurea 'honoris causa', in "Relazioni internazionali", a tre madri di desaparecidos dell'America Latina, per il coraggio dimostrato nella lotta a favore dei diritti umani delle vittime delle "sparizioni forzate", in Sud America. Tre 'donne coraggio': Vera Vigevani Jarach, Estela Barnes de Carlotto, presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, di origini vicentine ma nata in Argentina; Yolanda Moran Isais, dell'associazione Fundem, che si occupa dei desaparecidos messicani.
Nel corso della giornata è stato affrontato anche io tema del trasferimento sull'area Expo le sue facoltà scientifiche per creare così un nuovo campus. Il rettore della Statale, Gianluca Vago, ha spiegato che "I tempi di realizzazione di quel tipo di laboratori sono ormai molto rapidi - ha aggiunto -, ci vorrà più tempo per la parte burocratica". La Statale "presenterà una proposta di bando di gara agli inizi di marzo - ha continuato il rettore -, entro il 10, la settimana dopo le elezioni. Abbiamo adesso la certezza che la copertura economica finanziaria c'è, devo convincere il Consiglio di amministrazione". La cifra stimata per l'intera operazione è di 380 milioni di euro "ma è una stima in eccesso, credo che si possa scendere nel costo finale", ha precisato Vago che poi ha spiegato come ci sono due possibilità, "una finanza di progetto e l'altra è quella di fare un bando convenzionale. Cambia l'assetto finanziario della proposta". I primi studenti del nuovo campus dell'Università Statale sull'area che ha ospitato Expo "potrebbero arrivare nel 2022, alla fine del 2022 o agli inizi del 2023".
Vago è tornato sulla questione corsi in lingua inglese: "Al mondo non interessa quello che stiamo facendo: restare fermi in questi momenti significa andare indietro, Bisogna avere il coraggio di decidere, di cambiare, bisogna lavorarci e chiedere a chi ci detta le regole di creare le condizioni - ha aggiunto -. Non si può aspettare più di cinque anni per sapere se si può insegnare in inglese o no, anche perché sono tempi che il mondo non capisce più". Infine "non entro nel merito della difesa della lingua italiana perché mi sembra che il tema non sia quello - ha concluso -. La difesa della lingua italiana poi si gioca nella filiera educativa un po' prima dell'università"