Milano, 3 gennaio 2020 - La prima per contagi e vittime da coronavirus, la prima per numero di dosi di vaccino ricevute in questa iniziale fase di immunizzazione. La quattordicesima (su venti regioni) per percentuale di dosi effettivamente utilizzate.
La Lombardia parte a rilento nel passaggio fra le simboliche iniezioni del 27 dicembre e quelle vere della prima fase, destinate in tre settimane a proteggere 336mila persone: ospiti di Rsa, sanitari, sociosanitari, medici di base e operatori delle croci. Fra loro 2.700 circa sono coloro cui è già stato inoculato il siero, pari ad appena il 2,7% dei flaconi inviati. Più lenti di noi, Valle d’Aosta, Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sardegna. Ma il piano lombardo era già tarato per partire, davvero, solamente da lunedì. Quando si farà sul serio in tutti i 65 centri scelti dalla Regione. Molti promettono di lavorare anche il sabato e la domenica per recuperare.
Come al San Gerardo di Monza o a Vimercate, sempre in Brianza. Ogni ospedale dovrebbe arrivare intorno alla quota di 400 vaccinazioni al giorno. Trecento al giorno quelle previste a Varese, per un totale di 4mila. A Lecco, dove il piano prevede 10mila vaccinati complessivi nella prima tornata: tre settimane dovrebbero risultare sufficienti. Così anche a Legnano, nel Milanese, dove negli ospedali dell’Asst si punta a 230 iniezioni al giorno. Un ritmo simile, se non inferiore, a quello che prevedono gli altri dei 65 hub individuati dalla Regione. Il lavoro più pesante spetta però ai numerosi ospedali milanesi, dove il totale delle persone da immunizzare per ora è di 102mila pazienti. Oltre 40mila a Brescia. Forte attesa nelle case di riposo, dove gli anziani da proteggere sono poco meno di 60mila.