Milano, 2 settembre 2017 - «Ho sentito un coltello alla gola. Dietro di me, un ragazzo sui 30-35 anni. Straniero, vestito di nero. Mi ha detto: voglio te» Comincia così il racconto choc della anziana di 81 anni violentata mercoledì al Parco Nord di Milano. Una signora esile, sempre attiva, che ogni giorno esce di casa alle 6 per andare a camminare nel parco. Parla velocemente, nella sua abitazione.
Anche mercoledìè uscita alle 6 per andare al parco? «Sì. Cammino a passo spedito, ogni giorno percorro 5 o 6 chilometri. Esco vestita normalmente, niente pantaloni o tuta da corsa. L’altro giorno avevo un vestito leggero».
Che percorso ha seguito? «Dal lato di Niguarda mi sono diretta verso via Giuditta Pasta. A un certo punto, quando mi ero avvicinata a via Sbarbaro, sempre nel parco, ho sentito un oggetto appuntito contro la gola. Mi è sembrato un coltello. Non ho potuto girarmi subito. Poi, appena sono riuscita a voltarmi, ho visto un giovane sui 30-35 anni. Straniero. Aveva un cappello nero, maglietta e pantaloni sempre neri. Pelle scura. Non era vestito di stracci, era pulito. Gli ho urlato: ma cosa sta facendo? E lui mi ha risposto: voglio te. In italiano».
Non c’era nessuno lì attorno? «No. Saranno state le 6.15. Di solito ci sono persone che camminano o corrono, altre che portano a spasso i cani. Ma ad agosto tanta gente è in vacanza. E in quel momento non c’era nessuno».
Poi cos’è successo? «Mi ha detto di sdraiarmi. Io gli ho risposto che gli avrei dato dei soldi, gli ho chiesto di lasciarmi andare. All’inizio pensavo volesse rapinarmi. 'Quanti soldi vuoi?’, ho ripetuto, anche se in realtà non avevo niente addosso. Ma lui ha continuato: voglio te. A quel punto gli ho urlato: 'Ma lo sai che ho più di 80 anni? Cosa vuoi fare? Ti rendi conto?'. Lui ha allontanato il coltello e mi ha bloccato da dietro, tenendomi stretta. E mi ha violentata. Poi mi ha lasciata e mi ha detto che potevo andare».
A quel punto ha chiesto aiuto? «Ero frastornata, appena mi ha lasciata sono tornata a casa e ho subito detto a mio figlio che mi avevano stuprata. Lui non si capacitava. Mi ha detto di denunciare subito tutto. Io però per prima cosa mi sono lavata e disinfettata. Non iuscivo neanche a pensare a quello che era successo< e sono andata all’ospedale come tutti i giorni: faccio la volontaria, assisto i malati».
E in ospedale ha raccontato l’accaduto? «Mi sono avvicinata a un’infermiera per chiederle un consiglio, visto che mio figlio aveva insistito sul fatto che <WC1>io denunciassi quanto mi era accaduto e, sentendo quello che mi era capitato, l’infermiera mi ha accompagnata subito al pronto soccorso. Sono stata visitata al Niguarda e poi alla Mangiagalli (al centro specializzato antiviolenza, ndr)».
È partita una vera caccia all’uomo che le ha usato violenza. Se lo incontrasse, cosa gli direbbe? «Vorrei guardarlo negli occhi e dirgli: 'sei un delinquente, vergognati per quello che hai fatto'. Mi auguro lo prendano presto, e che paghi. So che ce l’avrò nella mente per sempre. Se l’avesse fatto a una ragazza giovane, probabilmente si sarebbe trascinata il trauma per tutta la vita. Ho voluto reagire, non farmi condizionare, continuo la mia vita come prima e camminerò ancora nel parco, magari un po’ più tardi delle 6. Ma ci sono anche persone che si uccidono per quello che è capitato a me».