Milano, 7 novembre 2016 - A Brera arriva dal 10 novembre al 5 febbraio il dipinto di "Giuditta che decapita Oloferne" ritrovato nella soffitta di una villa di Tolosa due anni fa e attribuito - con non poche polemiche - a Caravaggio. Se lo Stato francese non lo acquisterà entro due anni e mezzo, il quadro potrà essere messo in vendita dai proprietari. E l'esposizione nella Pinacoteca milanese, accanto a un capolavoro di Caravaggio come la Cena in Emmaus, ne aumenta il prestigio.
La didascalia attribuisce il dipinto a Caravaggio, anche se con a fianco un asterisco che riporta a una scritta in cui si spiega che l'attribuzione "è una condizione del prestito e non riflette necessariamente la posizione ufficiale né della Pinacoteca di Brera, né del suo consiglio di amministrazione, del comitato consultivo, del direttore o del personale". In polemica con la decisione di esporre l'opera, disponibile al pubblico per la prima volta in assoluto, si è dimesso dal comitato consultivo del museo lo storico dell'arte Giovanni Agosti.
Il direttore di Brera James Bradburne è convinto che le polemiche siano "basate su fraintendimenti o informazioni mancanti". In primis, spiega, il "dialogo Attorno a Caravaggio" si intitola "Una questione di attribuzione" e poi l'esporre il dipinto a fianco di Caravaggio veri, di quadri attribuiti con certezza a Louis Finson, autore fiammingo che dipinse direttamente dall'originale vari quadri di Caravaggio, e di altri dubbi è - secondo il direttore di Brera - un'occasione unica per gli storici dell'arte che li possono comparare dal vivo "generando nuova conoscenza". Anzi, tutti i visitatori sono chiamati a esprimere la loro opinione partecipando a un sondaggio (non scientifico) sul sito della Pinacoteca.