Milano, 12 novembre 2015 - Guardia di Finanza di Milano in azione con l'operazione "Talismano" nei confronti di un'organizzazione dedita alla frode fiscale che, nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla locale Procura della Repubblica e coordinata dal Sostituto Procuratore Stefano Civardi, ha portato all'esecuzione di ordinanze di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti di spicco e al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili, in Lombardia e Piemonte, in misura corrispondente alla frode accertata.
È stata scoperta un'evasione fiscale di oltre 63 milioni di euro, tra Ires e Iva, con la segnalazione all'Autorità giudiziaria inquirente di 65 soggetti responsabili di reati fiscali. Il successo dell'operazione arriva a seguito dell'attività investigativa condotta dal Gruppo Milano, che, spiegano le fiamme gialle, hanno progressivamente sviluppato le risultanze di un capillare monitoraggio di elementi di rischio emergenti dall'analisi dei sistemi informativi in dotazione al Corpo, tradottisi in un'articolata fase di interventi sul campo nei confronti di una pluralità di aziende operanti nel Nord Italia e in altri Paesi dell'Unione Europea (Repubblica Ceca e Slovacchia): 61 imprese nazionali e 13 società di diritto estero.
L'azione operativa ha svelato come i componenti del sodalizio criminoso, avvalendosi di plurimi passaggi fittizi di beni tra società, artificiosamente costituite, anche in ambito comunitario, riconducibili a soggetti compiacenti o a mere "teste di legno", abbiano posto in essere, attraverso l'emissione e/o l'utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, un articolato meccanismo fraudolento finalizzato ad evadere le imposte dirette e l'I.V.A., attuato mediante vari passaggi di beni, meramente cartolari.
Nel sistema fraudolento accertato (comunemente noto come frode carosello) le aziende comunitarie risultano aver ceduto la merce a società nazionali, imprese c.d. cartiere, intestate a prestanomi che hanno sistematicamente omesso di versare l'IVA, rivendendo i beni a imprese filtro (c.d buffer), sempre nazionali, che hanno schermato ulteriormente le imprese loro clienti, che poi sono le vere promotrici e beneficiarie della frode. La particolarità del fenomeno messo in luce dai finanzieri è che vi è stata movimentazione di merce, di fatto, non collocabile sul mercato, in quanto nei colli di trasporto era contenuta essenzialmente componentistica hardware e software obsoleta e di valore assolutamente irrisorio rispetto agli importi indicati in fattura.