Milano, 27 ottobre 2015 - Raccogliere fondi per aiutare le donne del Madagascar nella prevenzione dei tumori al seno e al collo dell'utero. E' questo l'obiettivo di “4aWoman", in collaborazione con la Fondazione Akbaraly. Il progetto sarà presentato domani sera alle 19.30 alla Pinacoteca Ambrosiana. All'evento parteciperanno Cinzia Catalfamo, presidente della Fondazione, e l'artista emiliano Enrico Magnani, che mostrerà al pubblico i 48 tasselli quadrati di una sua grande opera mosaico dal titolo Cosmic Hug 4aWoman, che sarà messa all'asta a scopo benefico. Ospite d'eccezione il presentatore Alessandro Cecchi Paone, nel ruolo di mattatore della serata, che sarà anche allietata da una cena a cura dello chef Paolo Amadori e dal concerto dell'Orchestra multietnica dei Popoli.
Una storia che viene da lontano. Nel 2009 Cinzia Catalfamo, che da venti si dedica allo sviluppo di progetti umanitari in Madagascar, scopre infatti di avere un tumore al seno. Una sfida che la spinge a dedicare la sua vita alla cura di migliaia di donne affette da questa malattia. Nel 2010 la svolta: dopo essere guarita, Cinzia si dedica al progetto “4aWoman”, e con il contributo della Fondazione, della quale è fondatrice insieme al marito Ylias Akbaraly, vengono realizzate due strutture e un’unità mobile per la popolazione femminile malgascia. La raccolta fondi di domani mira allo sviluppo di un terzo centro, sempre in Madagascar, e di una serie di iniziative umanitarie, questa volta nella capitale Antananarivo.
“I tumori femminili sono la prima causa di morte delle donne africane – spiega Catalfamo - che in media hanno 8 figli e sono attaccate dal tumore a partire dai 25 anni. Il tasso di positività al virus Hpv, causa del tumore al collo dell’utero, riscontrato nei centri su un campione di 1.300 donne tra i 35 e i 50 anni è pari al 23%, ovvero 3 volte superiore a quello riscontrato in Europa. Quello di presenza di tumori già esistenti ben 10 volte. Senza prevenzione, in Madagascar, ogni caso di cancro è un caso di morte. La prevenzione è la base, ma spiegarlo alle donne di un Paese così' povero è particolarmente complicato”. “La malattia che ho avuto – conclude – può aprire all’entrata della vita, dare la speranza ad altre persone. Questo per me è un progetto per dare speranza alle persone che non hanno speranza”.