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Magdi Allam: Pontoglio? Non c'è scandalo ma rispetto dei valori occidentali

L'intervista: "Quelli di Pontoglio sono solo cartelli per chiedere il rispetto dei valori occidentali" di FABRIZIO LUCIDI e LUCA SALVI

Magdi Cristiano Allam  a «Il Giorno» con Sara Riffeser Monti, vicepresidente di Speed

Magdi Cristiano Allam a «Il Giorno» con Sara Riffeser Monti, vicepresidente di Speed

Milano, 18 dicembre 2015 - «Quelli di Pontoglio sono solo cartelli per chiedere il rispetto dei valori occidentali». Il giudizio del giornalista Magdi Allam è netto. «Siamo in un Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana – argomenta –, ritengo giusto pubblicizzare quella che dovrebbe essere una ovvietà, cioè promuovere il contesto in cui noi italiani viviamo, con radici, idee, fede, valori e regole comuni. Solo sulla base di queste certezze possiamo costruire il nostro rapporto col mondo e con il prossimo. Invece, ormai, quasi ci vergogniamo della nostra cultura cristiana».

Questo cosa comporta? «Che viviamo in una terra di nessuno che rischia di diventare una terra di conquista. Odiamo le nostre radici. Quel cartello è una roccaforte, una trincea che vuole dire: “Non siamo terra di conquista”».

Cosa intende per odio? «Quello che intese Benedetto XVI nel 2004, quando intervenne al Senato parlando dell’Europa delle sue origini. Ebbene, il Papa disse che l’Europa odiava se stessa perché si inchinava e difendeva le richieste delle altre religioni senza pensare la salvaguardia della propria fede e delle proprie idee. Se qualcuno oltraggia le altre religioni tutti si indignano. Se la Chiesa e il Papa vengono oltraggiati, solo in questo caso si parla di libertà di espressione...».

È ottimista sul futuro? «No, siamo in guerra e non ce ne rendiamo conto. Parigi non è stato un episodio sporadico ma la punta di un iceberg e, una guerra che si basa sul terrorismo islamico ormai a 300 chilometri dalle nostre coste. Il problema è che continuiamo a considerare l’Islam sullo stesso livello del Cristianesimo. Un errore. Non possiamo accettare irresponsabilmente di dare legittimità all’Islam a priori. Permettendo loro di creare delle roccaforti nel nostro territorio, come le moschee, i centri culturali, i luoghi di preghiera e le società di assistenza».

Cosa pensa delle moschee abusive e dei luoghi di preghiera islamici nei sottoscala in tutta la Lombardia, come più volte denunciato da Il Giorno? «Consentiamo a Paesi come il Qatar di costruire i grattacieli e poi di finanziare le moschee, come accade a Milano. Non bisogna fare errori ideologici tipici di persone come Laura Boldrini, che considerano l’Islam religione di pace. E accordare in modo arbitrario la costruzione di moschee. Se un italiano prende in affitto uno scantinato e ci fa un negozio, gli viene imposta la chiusura e paga la sanzione. Capita invece che 4-5 islamici vadano dal notaio, realizzino un’associazione culturale in uno scantinato che poi trasformano in moschea senza cambi di destinazione d’uso. Oltre al danno, la beffa: si iscrivono agli albi delle associazioni, beneficiano di fondi o concorrono all’8 per mille. E così noi italiani finanziamo chi ci raggira».

Cosa resta da fare? «Usando la ragione, dobbiamo prendere atto che le religioni non sono tutte uguali. Siamo in guerra. I terroristi islamici dicono quello che dicono e fanno quello che fanno sulla base di una religione. Non dobbiamo fare guerra a un miliardo e mezzo di musulmani. Sarebbe razzismo. Non serve fare discriminazioni, ma chiedere a tutti di rispettare le leggi dello Stato senza deroghe, di condividere la sacralità della vita, la pari dignità di tutti e in particolare della donna. La sottomissione della donna è riconosciuta antropologicamente nel Corano. E bisogna garantire ai musulmani la libertà di abiurare. Invece l’apostasia nell’Islam secondo quanto prescrive Maometto è condannata con la morte».