Milano, 9 marzo 2011 - Fuori due. In un colpo solo. Umberto Bossi boccia come futuro vicesindaco di Milano in quota Lega Nord sia il capogruppo del Carroccio in Comune Matteo Salvini che il figlio Renzo Bossi, da un anno consigliere regionale: «Salvini vicesindaco? A naso, non penso proprio. Renzo? Deve ancora studiare».
Un doppio siluro quello lanciato dal Senatùr ieri pomeriggio da Roma. Il leader della Lega non dà retta ai quotidiani che proprio ieri scrivevano di Salvini, il Gianburrasca della politica milanese, a un passo dalla poltrona di numero due del sindaco di Letizia Moratti in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni comunali del 15 e 16 maggio. Un brutto colpo per Salvini, che negli ultimi cinque anni ha portato il Carroccio, a Milano, dal misero 3,8 per cento raccolto alle Comunali del 2006 all’ottimo 14,5 per cento alle Regionali dell’anno scorso. Una crescita esponenziale che ha fatto salire Salvini al primo posto nel borsino del vicesindaco targato Lega, considerando che lunedì il Consiglio federale dei lumbard ha dato il suo via libera al sostegno alla Moratti e all’alleanza con il Popolo della Libertà. Bossi, però, gela Salvini. Lui, europarlamentare e unico leghista in Consiglio comunale, accusa il colpo, ma poi in serata afferma: «Da 18 anni lavoro al massimo perché amo Milano e la Lega (al suo massimo di consensi, iscritti e sedi aperte da 15 anni) e continuerò a farlo a prescindere da ruoli e incarichi».
Tutto da rifare. E così per la poltrona di vicesindaco targato Lega ecco rispuntare il nome del presidente del Consiglio regionale Davide Boni. Non solo. Qualche osservatore malizioso parla anche del capogruppo del Carroccio alla Camera Marco Reguzzoni, fedelissimo di Bossi e nemico giurato di Salvini. Anche se ieri, in Transatlantico, il Senatùr scherzava di fronte ai cronisti con Reguzzoni su ben altri possibili nuovi incarichi: «È un po’ di tempo che è spesso in sala dei ministri». Tant’è. Tornando al nodo del vicesindaco milanese, non stupisce particolarmente, invece, la bocciatura riservata da Bossi al figlio. Memorabile la battuta del Senatùr sul figlio, nel settembre 2008: «Renzo il mio delfino? Per ora è una trota». Da lì il soprannome «il trota», che il figlio di Bossi rivendica con ironia anche ora che è da un anno consigliere regionale. Battute a parte, la Lega milanese è nella bufera. I salviniani doc, come il segretario provinciale del Carroccio Igor Iezzi, fanno buon viso a cattivo gioco: «La Lega ha molte persone valide per il ruolo di vicesindaco. Salvini è una di queste». Naturalmente, comunque, tra i lumbard milanesi in molti sperano che Bossi cambi idea e riabiliti Salvini per il ruolo di vice-Moratti.
Il Popolo della Libertà, intanto, si frega le mani. Sì, perché soprattutto l’ala degli ex An capeggiata dal ministro Ignazio La Russa sta difendendo a spada tratta l’attuale vicesindaco Riccardo De Corato, pensando per lui addirittura all’inedito ruolo, per Milano, di «prosindaco» affiancato a sindaco e vicesindaco. Il pidiellino Carlo Fidanza va all’attacco: «La partita per il vicesindaco è ancora aperta. Le parole di Bossi lo dimostrano. Al di là delle divisioni interne alla Lega».
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