Milano, 2 giugno 2013 - Corteggiamenti inutili, al secondo turno vince la «libertà di voto». Al ballottaggio delle Comunali, previsto fra una settimana, con l’affluenza a fortissimo rischio dopo il tracollo del primo turno, in pochi si fidano a dare indicazioni ai propri elettori. Nei dieci comuni lombardi nei quali si tornerà a votare, sono finiti i tempi in cui i candidati rimasti fuori dalla sfida a due, in cambio di un eventuale posto in giunta, accettavano di appoggiare ufficialmente uno dei contendenti. Meglio trattare lo stesso, per poi lasciare in apparenza libertà agli elettori. Che difficilmente ascoltano le indicazioni. Unica, fondamentale, eccezione è il caso di Brescia. Emilio Del Bono, con il centrosinistra, e Adriano Paroli del centrodestra sono divisi da 64 voti. Solo in extremis il candidato del Pd ha raccolto l’appoggio di Laura Castelletti con il suo 7 per cento di consensi.
Che gli elettori però obbediscano alle indicazioni è tutto da vedere. E forse si conta di più sulla gara a passi del gambero dell’astensione: il centrosinistra sa che nella media gli elettori del Pdl sono i più restii a tornare alle urne e sperano di passare. Forse sta in questo il ragionamento la scelta, o la necessità, del mancato apparentamento a Lodi, con il centrosinistra di Simone Uggetti che non fa accordi e fida nel suo 43% per vincere, a fronte del patto che Giuliana Cominetti (34%) ha stretto con i Pensionati per meno del 2%. Ma le trattative ci sono state in tutte le realtà lombarde al ballottaggio. Proprio a Lodi, il candidato di Fratelli d’Italia Andrea Dardi si è sfogato su Facebook: «Sono stalkerizzato dalle telefonate». E poi ha staccato il cellulare. Strategie diverse, che devono però fare i conti con il fatto che la gran parte dei voti, in alcuni casi oltre il 50%, resta senza indicazione. E potrebbe sparigliare le carte.
di Guido Bandera
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