Milano, 13 giugno 2015 - Parte la battaglia legale contro i licenziamenti dei lavoratori a cui Expo ha negato il pass di accesso, dopo il parere negativo della Questura di Milano per «motivi di sicurezza». Ieri mattina una ex dipendente di Cascina Triulza ha depositato al Tribunale del lavoro di Milano un ricorso per ottenere il reintegro al proprio impiego, l’accesso al sito espositivo e i danni. Dall’inaugurazione dello scorso primo maggio, Anna Rossi (nome di fantasia) ha prestato servizio presso Cascina Triulza ma dopo una decina di giorni è rimasta bloccata fuori dai tornelli. Le era stato revocato il pass dalla Questura, non era ritenuta persona «idonea» per operare dentro Expo. Come altri 600 lavoratori dell’evento. Nei giorni seguenti è arrivata anche la lettera di licenziamento.
«È l’unico caso da noi», spiegano da Fondazione Triulza, l’ente che gestisce la cascina della società civile. Nel frattempo, Anna si è rivolta alla Camera del lavoro di Milano e ieri, assistita dagli avvocati Annalisa Rosiello e Carlo Facile, ha presentato il ricorso. Obiettivo dell’azione legale è anche spingere la magistratura a fare luce sui «motivi di sicurezza» adottati dalla Questura per esprimere il parere di idoneità. Il ricorso di Anna segue a distanza di poche settimane quello diFrancesco (nome di fantasia), licenziato per lo stesso motivo prima di iniziare a lavorare alla panetteria della Coop in Expo: gli è stato negato il pass. Nelle prossime ore potrebbero arrivare nuove cause sulle scrivanie del Tribunale del lavoro di Milano, mentre Cgil Milano e Uil Lombardia stanno valutando un esposto alla Procura per diradare la nebbia intorno ai criteri della Questura.
Nel frattempo, la Cgil ha acceso un riflettore anche sulla zona grigia dei contratti stranieri in Expo. «Ce ne sono 7.000 – spiega Antonio Lareno, responsabile Expo per la Camera del lavoro di Milano –. Di questi, 3.800 sono regolati da norme dei paesi europei e 3.200 extra-Ue». In particolare, si stanno passando al setaccio le assunzioni dentro i Cluster, i nove padiglioni collettivi che riuniscono i Paesi che non avrebbero potuto costruirne uno proprio. La Cgil sta intercettando delle irregolarità. «Permane la Babele dei contratti dentro Expo», osserva Lareno. Sotto osservazione ci sono anche 1.800 contratti a progetto e, nel complesso, i dati contenuti nel maxi-archivio degli accrediti, dove sono già emersi degli errori.
luca.zorloni@ilgiorno.net
Twitter: @Luke_like