Milano, 25 gennaio 2016 - Duemila tonnellate di rifiuti. Baracche fatiscenti. Roulotte arrugginite. Spazzatura ovunque. Una discarica a cielo aperto. E costa tanto ripulire tutto. Solo per citare alcune cifre: 105 euro a tonnellata per caricare, trasportare e smaltire l’indifferenziata, 61,39 euro all’ora per l’autista della pala gommata e 660 euro l’uno per analizzare ogni inerte rinvenuto. Il conto totale: 610.700,37 euro (come da preventivo Amsa inviato al Comune il 25 agosto), che si vanno ad aggiungere ai 38.783,36 euro già tirati fuori per un primo intervento.
Chi pagherà la ripulitura dell’area di Muggiano sgomberata per due volte dai vigili tra settembre e dicembre? Non i rom che la occupavano (chi abusivamente e chi no) fino a qualche mese fa, almeno per adesso. E non i proprietari (26 in totale tra italiani, romeni e bosniaci) di quei terreni al confine con Cesano Boscone. Palazzo Marino ha provato a costringerli a pulire di tasca loro prima di procedere d’urgenza, ma l’ordine è stato ignorato. E allora l’amministrazione, via ordinanza sindacale, ha attivato i poteri sostitutivi. La procedura è chiara: l’ente pubblico anticipa la cifra, salvo poi avviare un’azione di rivalsa per il recupero dell’esborso sostenuto.
E così sta facendo il Comune, suo malgrado: nel corso della prima settimana di gennaio, le varie porzioni di territorio contaminato sono state picchettate così da identificare le singole proprietà e ripartire le spese in base ai metri quadrati. «Dopo partiranno le ingiunzioni di pagamento – fa sapere l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli –. Se i privati non pagheranno, alla fine dell’iter il Comune acquisirà le aree: l’obiettivo è destinarle agli agricoltori». Il piano a medio termine: mettere in sicurezza la zona per dar vita a un progetto che possa finalmente valorizzare un’area della città per anni lasciata in completo abbandono.
Certo, resta un problema: recuperare il denaro che la collettività dovrà versare. E ci sono esempi che non depongono a favore di una rapida e positiva soluzione della vicenda. Prendiamo il caso di via Selvanesco. Torniamo indietro di due anni. A inizio novembre del 2013, Prefettura e Comune decidono di serrare i tempi: prima lo smantellamento dei campi in zona Parco agricolo Sud, poi la pulizia delle aree. Con ordinanza sindacale datata 6 dicembre, Palazzo Marino impone ai proprietari di «rimuovere entro 5 giorni i rifiuti eterogenei presenti». Niente da fare. E allora, via al solito schema: intervento a spese delle casse pubbliche e rivalsa successiva. In mezzo, però, arriva il ricorso al Tar di uno dei proprietari, la Royal Land srl. E i giudici, nel concedere la sospensiva in attesa del merito, fanno intendere «che, come risulta dal costante orientamento della giurisprudenza amministrativa, gli obblighi di messa in sicurezza e di bonifica non incombono direttamente sul proprietario dell’area, ma gravano sul soggetto responsabile dell’inquinamento». Cioè i rom.