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"Tram 24 inaccessibile ai disabili". E il giudice condanna Comune e Atm

La denuncia di Ledha, associazione impegnata per i diritti dei disabili: “Un tram inaccessibile è discriminatorio"

Un tram a Milano

Un tram a Milano

Milano, 22 luglio 2015 - “Un tram inaccessibile è discriminatorio. Per questo motivo il Tribunale di Milano ha condannato Comune e Atm. Con una sentenza dello scorso 18 giugno, i giudici milanesi hanno accolto il ricorso presentato da Antonio (nome di fantasia, ndr.), una persona con disabilità motoria che da anni, per raggiungere il centro di Milano, deve utilizzare mezzi di trasporto privati dal momento che il tram 24 - che gli servirebbe per raggiungere il centro - non è accessibile. E così, invece di utilizzare due sole linee di trasporto pubblico come possono fare tutti gli utenti, per raggiungere il centro dovrebbe cambiare ben quattro mezzi (tre linee di superficie e linea tre della metropolitana) per compiere lo stesso itinerario.

Per questo motivo Antonio ha presentato un ricorso contro Atm e contro il Comune di Milano. Il ricorso è stato accolto e il giudice ha ordinato che Atm e il Comune di Milano intervengano per sanare questa situazione di discriminazione entro il 31 dicembre 2015”. A riferirlo è  l’associazione Ledha, impegnata per i diritti dei disabili.  All’azienda di trasporti, spiega Ledha, “il giudice impone di inserire nel parco mezzi della linea 24 un numero di vetture (tali da assicurarne l’utilizzo da parte del disabile nelle diverse ore della giornata) accessibili al disabile motorio”. Mentre il Comune di Milano deve intervenire entro la fine dell’anno per adeguare banchine o marciapiedi in corrispondenza delle fermate della linea 24, in modo da renderle accessibili”.

Non è mai positivo che, per vedere rispettato un proprio diritto, si debba ricorrere a un tribunale. Ma vogliamo intendere questa sentenza come un memento per il Comune e per ATM affinchè si attivino per consentire la libera circolazione delle persona con disabilità - afferma Marco Rasconi, presidente di Ledha Milano -. Auspichiamo che il Comune si attivi in tempi brevi. Mentre noi, come di consueto, offriamo la nostra disponibilità a collaborare sul tema dei trasporti e dell’accessibilità”. “Una sentenza importante, che mette in evidenza come il diritto di muoversi autonomamente costituisca un elemento essenziale per il rispetto della dignità degli individui e deve essere garantito alle persone con disabilità al pari degli altri. Il diritto alla mobilità - sottolinea l’associazione - rappresenta uno degli aspetti centrali dell’attività di Ledha Milano, che nei mesi scorsi ha sollevato più volte il tema durante un tavolo tecnico con il Comune di Milano”.

“Purtroppo, dopo pochi incontri, il tavolo non è stato più convocato. Ripartirà a settembre, dopo diversi mesi di pausa - afferma Roberto Morali, direttore di Ledha Milano -. I problemi però restano. E le persone con disabilità faticano a muoversi in città senza avvalersi delle cooperative di trasporto: un servizio che deve essere pagato, che rappresenta un costo non indifferente per chi ne usufruisce e che viene coperto solo in parte dal Comune attraverso il riconoscimento dei contributi legati alla soglia ISEE”.

Per Ledha Milano “è importante intervenire in tempi certi: occorrono soluzioni non solo economiche ma anche strutturali. Che garantiscano un maggior numero di opzioni per chi si vuole muovere in città. Gli effetti di questa sentenza del Tribunale di Milano non si esauriscono al perimetro cittadino. La decisione dei giudici rappresenta un monito a tutti i Comuni e a tutti i gestori di servizi di trasporto pubblico”. “Dovranno avere sempre più la consapevolezza che non garantire un adeguato sistema di trasporti davvero inclusivo li potrà esporre in futuro ad altre simili azioni legali”, commenta l’avvocato Gaetano De Luca del Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”.