Monza, 26 agosto 2014 - Chi l'avrebbe mai detto che dietro un cospicuo ritrovamento di biciclette rubate si potesse addirittura nascondere la mano della camorra? È successo e si tratta forse del caso più eclatante di un fenomeno che non conosce requie. A fianco ai banali furti di biciclette a raffica abitualmente di scena anche nelle vie centrali della città (chiedere ad esempio a chi parcheggia davanti alla biblioteca civica o alla stazione ferroviaria) o agli strampalati ladruncoli che non si fermano neppure davanti a velocipedi dotati di un ben riconoscibile seggiolino per bambini (è successo anche questo), non ci si può esimere dal ricordare quanto scoperto qualche mese fa in una zona periferica di Monza.
C’è un’area di circa 1.500 metri quadrati lungo viale Delle Industrie che - sostengono i carabinieri di Monza - l’ex assessore all’Ambiente Giovanni Antonicelli aveva fatto in modo che fossero ceduti in comodato gratuito «ad alcuni componenti del gruppo indagato da cui emerge, peraltro, che vi fosse la consapevolezza di come all’interno dell’area vi detenessero merce rubata». In quel terreno, prima che l’inchiesta Briantenopea esplodesse in tutta la sua virulenza (decine di arresti in odor di Camorra, persino un politico in manette), i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Monza si erano imbattuti nel giugno 2011, quando avevano scoperto una discarica abusiva con all’interno un deposito di biciclette rubate. Bici da corsa, modelli fiammanti di mountain bike da gara, e poi bici da passeggio o da donna con tanto di cestello per il pane. Un centinaio di biciclette di provenienza furtiva che erano state affidate appunto a personaggi legati al gruppo che faceva capo a Peppe ’o Curt, al secolo Giuseppe Esposito, ritenuto esponente vicino alla camorra trapiantato al Nord, fra Monza e Villasanta. Al momento del blitz dei carabinieri, nel 2011, erano state denunciate due persone: il gestore dell’area, un rottamatore di origini campane, e un cittadino romeno che viveva assieme alla sua famiglia in una roulotte. Una denuncia per ricettazione aveva colpito anche un altro romeno di origini francesi, sorpreso in piena notte mentre si recava proprio in quell’area a bordo di una macchina rubata con il bagagliaio pieno di autoradio di provenienza più che sospetta. Insomma, un terreno che si era trasformato in un perfetto ricovero di merce rubata. Come le biciclette, appunto, i cui proprietari erano stati addirittura invitati dai carabinieri a presentarsi in caserma con fotografia del proprio velocipede rubato nella speranza di vederselo restituire. In fondo, a dimostrare cosa avvenisse in quel terreno c’è anche una delle intercettazioni effettuate a suo tempo dai carabinieri nel corso dell’inchiesta Briantenopea. Nella conversazione, l’ex assessore Antonicelli avverte il suo presunto «sodale» Giuseppe Esposito che quanto avviene in quel terreno è pericoloso e prima o poi sarebbe stato scoperto, come appunto era puntualmente avvenuto: «Ma se tu compri centinaia di biciclette rubate! Lo sapevi che se non fosse stato oggi, era domani...». Già.
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