Monza, 1 novembre 2017 - "Se non lo fai spiffero tutto". Agli amici e ai compagni di classe. Tutti ragazzini fra i 14 e i 15 anni. Avrebbe raccontato i loro rapporti sessuali nei bagni della scuola. Avrebbe pure fatto circolare in rete, in un perverso passaparola digitale, quelle immagini hot che l’aveva costretta a inviargli su Whatsapp. Un incubo durato mesi, in un istituto privato di Monza. Finito con una pesante accusa a carico del presunto aguzzino, oggi sedicenne: violenza sessuale continuata, con l’aggravante di averla commessa in ambiente scolastico.
Una storia di disagio sullo sfondo di una Monza benestante. Di eccessi e cyberbullismo. Giochi pericolosi sfuggiti di mano. Su cui sta indagando la Procura per i minorenni di Milano dopo la denuncia della vittima. Compagna di scuola del ragazzino. Costretta, in almeno dieci occasioni, ad avere rapporti sessuali nei bagni. Gli episodi risalirebbero all’anno scolastico 2015-2016, ma le violenze sarebbero continuate anche quando lo studente aveva cambiato istituto. Fino addirittura ai primi mesi di quest’anno. Violenze psicologiche, questa volta.
Perché secondo quanto raccontato al pubblico ministero, il ragazzino ossessionava la ex compagna con messaggi su Whatsapp nei quali le intimava l’invio di altre foto e video che la ritraessero nuda e in atteggiamenti sessuali, minacciandola – in caso di rifiuto – di condividere sempre tramite la app di messaggistica istantanea ma anche su altre community della rete, tutto il materiale hot fino ad allora ricevuto. E anche di svelare ai compagni quello che era successo fra di loro. Ora l’incubo è finito. Anche se la ricostruzione di quanto sarebbe avvenuto nella scuola monzese ha portato alla luce altri episodi che la dirigenza dell’istituto aveva classificato come "episodi di bullismo". Fatti puniti con provvedimenti "del tutto arbitrari", secondo parte dei genitori degli studenti che avevano pure rimarcato il "fallimento educativo della scuola". Nei telefonini degli studenti, infatti, erano stati trovati messaggi con frasi razziste riferite a compagni di colore, botta e risposta con un "linguaggio aggressivo e irrispettoso" e ancora scambi di immagini e filmati con un esplicito contenuto pornografico.