Nova Milanese (Monza e Brianza), 9 dicembre 2017 - Tranquillo, freddo, chiuso nel suo mondo. Un mondo da cui chiunque altro è escluso: un mondo religioso da cui gli altri, i parenti, gli affetti, le amicizie sono banditi. Come se non si sentisse gravato dal peso immane della strage familiare che ha compiuto, i nonni paterni e una zia avvelenati con il solfato di tallio, altri quattro familiari e la badante ricoverati, uno solo già dimesso. Si offre così Mattia Del Zotto al politico lombardo in visita al carcere di Monza. È nella infermeria, guardato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria che si alternano con turni di sei ore. Solo, in un locale con il bagno al suo interno e la doccia nel corridoio. All’arrivo nella struttura di via San Quirico ha sostenuto i primi colloqui con gli psicologi, continuerà a essere monitorato da psicologi e psichiatri secondo il programma che è stato predisposto. Deve essere ancora aperta la valigia preparata dai genitori. Esile, barba incolta, piumino grigio, scarponcini senza lacci, è seduto sul letto, immerso nella lettura della Bibbia, il Libro della Genesi. Accoglie senza apparente sorpresa il visitatore inatteso, con cui scambia una stretta di mano. Racconta le sue prime giornate da detenuto, si corica fra le 21.30 e le 22, si sveglia alla 7. A cosa pensa, che pensieri fa in queste ore? «Il mio stato religioso – è la risposta – rispetto agli eventi merita una riflessione approfondita che voi non capireste». Inevitabile, quasi scontata la domanda sul futuro, se formuli pensieri sul domani. Il ventisettenne di Nova Milanese mantiene la sua imperturbabilità mentre rilascia una risposta indecifrabile: «Il mio futuro lo vedo come una via verso la giustizia». Racconta dell’arresto, di quando è stato chiamato dai carabinieri in caserma. Ti aspettavi di essere arrestato?, gli chiede il politico. «Sapevo di correre dei rischi dopo che mi era stato sequestrato il materiale informatico».
È negativa la risposta se avesse amici, frequentazioni. Nessuna. Sei pentito? «Ho una distanza nei valori con i parenti. E non li percepisco come persone care e vicine. Il mio affetto va al Signore Creatore, per l’entità divina superiore». Non ha messaggi che vorrebbe superassero le mura del carcere, qualcosa per i genitori. E lo dice: «Non mi viene nessun messaggio da dare». Ha però un desiderio, la lettura del Talmud, uno dei testi classici dell’ebraismo, la religione che Mattia Del Zotto, in piena notte, nel primo incontro con gli operatori del carcere, ha dichiarato di avere abbracciato. È stato invece accertato che non esiste la setta Concilio Vaticano II alla quale il giovane avrebbe aderito secondo la mamma Cristina. Le indagini. Sul disco fisso de suo laptop, che aveva come password «gloriosoDIO», è stato rintracciato l’ordine di acquisto del veleno, mentre dalla giacenza di posta elettronica nel server del provider è uscita la corrispondenza con la ditta di Padova dalla quale, lo scorso settembre, ha acquistato il tallio, ordinato due mesi prima. Del Zotto si era dimenticato di cancellarla dalla cartella «bozze».Si tratta della stessa azienda dove, nel 2014, avrebbe ordinato l’acido Andrea Magnani, complice della coppia Martina Levato-Alexander Boettcher. Rimane l’interrogativo sulle ragioni della scelta del tallio, veleno inodore e incolore contenuto in sei boccette: cinque ancora intatte e una usata. Una ipotesi rimanda all’infanzia del giovane brianzolo a Varmo, piccolo centro in provincia di Udine. Lì, nel 1999 e nel 2000, morirono due uomini, avvelenati dal tallio. Entrambi i casi rimasero irrisolti. Mattia Del Zotto, all’epoca un bambino di dieci anni, potrebbe esserne rimasto suggestionato. Uno degli ultimi corsi fatti quando ancora cercava una nuova occupazione – dopo le esperienze come operatore di call center, magazziniere e impiegato – era piuttosto singolare: addetto per l’attività funebre. Oggi verrà ascoltato nell’interrogatorio di garanzia dal gip di Monza, Federica Centonze, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare.