Paderno Dugnano, 20 agosto 2012 - Una grande festa finita in tragedia. Prima le preghiere, i sorrisi, i dolci, il pranzo in famiglia e con gli amici, poi le lacrime, la disperazione. Ramadan drammatico per la comunità pakistana della Brianza e del Nord Milano, che piange il piccolo Alì, 11 anni, portato via dalle acque infami del Villoresi. È successo ieri sera, in una zona di confine tra Varedo e Paderno. Dopo una difficile serie di accertamenti, i carabinieri — ascoltando i piccoli testimoni del dramma — sono riusciti a ricostruire la dinamica della vicenda. Il bambino, insieme a un gruppo di amici, sta trascorrendo il pomeriggio festoso nel prato intorno al canale. Gli adulti, in quel momento, non ci sono.

A un certo punto, per via del gran caldo appiccicoso, decidono di andare a prendere un po’ d’acqua, per lavarsi le mani e rinfrescarsi. Sanno, probabilmente, che è pericoloso, ma non valutano bene quanto concreto sia il rischio. Fatto sta che Alì si toglie la maglietta e si sporge un po’ troppo, fatalmente: si sbilancia e finisce dentro il canale, nell’acqua alta quasi due metri e, soprattutto, con una forte corrente. Prova a nuotare. Provano a risollevarlo. Ma in un attimo è già partito, di parecchi metri. Gli amici urlano aiuto, disperati. Accorrono il padre, lo zio e altri famigliari: vengono chiamati i soccorsi.

Accorrono le ambulanze, i vigili del fuoco (con quattro mezzi), i carabinieri. I pompieri sono costretti a rincorrere il corpo, già privo di vita, per oltre un chilometro e mezzo, lungo la ciclabile di via Ippolito Nievo, prima di riuscire a recuperarlo quando è già a Palazzolo, in via Ruffini. Non c’è più niente da fare. Il padre accusa un malore. Gli operatori del 118 lo tengono a lungo sotto controllo. I carabinieri iniziano gli accertamenti. Si rincorrono una serie di voci, di diverse dinamiche, ma è solo sentendo gli amichetti — che danno tutti la stessa versione — che emerge la verità.

«Qui è pericoloso — racconta un anziano che abita a pochi metri dal canale — tre anni fa annegò un uomo, con la stessa modalità, ci sono ancora i fiori. Bisogna fare la massima attenzione, perché se finisci dentro è quasi impossibile risalire». Eppure alcuni, proprio in quella zona, sono soliti avventurarsi per fare il bagno: «Spesso sono proprio gli stranieri a farlo — racconta un altro residente — c’era da aspettarsi che capitasse una tragedia del genere». Sconvolta tutta la comunità pakistana della zona, che si è stretta attorno alla famiglia in via Carbonari di Limbiate, dove risiede.

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