Vimercate, 3 ottobre 2012 - Hanno ancora il terrore negli occhi. Che fa più male della testa spaccata, del dito fratturato, dell’occhio livido. Giovanni e Giuseppe, nomi di fantasia per il timore di ritorsioni, hanno paura che succeda di nuovo. Il primo ha 36 anni, è disabile dal 1998 a seguito di un incidente d’auto, lavora in posta e abita a Bernareggio. Il secondo è amico e accompagnatore, di anni ne ha 55 e risiede a Vimercate. Sono stati picchiati, gettati a terra, presi a pugni in testa, riempiti di calci. Per un posto auto. Per lo stallo di via Pinamonte, occupato da due fratelli di Calusco d’Adda, di 21 e 19 anni, impegnati a scaricare pacchi da un furgone. Parcheggiato però nel posto sbagliato, nello spazio riservato ai diversamente abili.
La richiesta di cedere il posteggio ha scatenato l’aggressione furibonda. I due amici, a distanza di giorni, entrano ed escono dall’ospedale per curare le ferite. Ma il dolore è anche psicologico, avrà ripercussioni nel comportamento. «Ora ho paura a chiedere un mio diritto, ho paura che altre persone possano avere una reazione simile: sono disabile da una quindicina d’anni e mai mi era capitata una cosa del genere».
La maleducazione, le «occupazioni abusive» da parte di automobilisti normodotati non sono cosa rara. La violenza sì. «Nessuno mi aveva mai picchiato per un parcheggio, al massimo qualcuno brontolava, ma niente di più. Nella maggior parte dei casi non accadeva nemmeno questo: le persone di solito si scusano e spostano immediatamente la macchina, sapendo di essere nel torto», spiega il disabile con il taglio ancora ben visibile sulla nuca, le echimosi sul volto. L’amico 55enne annuisce: è stato un caso eccezionale, ma non per questo meno preoccupante. «Mai visto niente di simile, i due ragazzi si sono scagliati contro noi, io sono semplicemente intervenuto per riportare la calma. Mi hanno colpito buttandomi a terra. Sono svenuto. Poi sono ritrovato sull’ambulanza».
Sul posto la polizia locale e i carabinieri, con i militari che hanno denunciato gli aggressori a piede libero. Lo shock è difficile da superare: «Mi hanno picchiato con un oggetto contundente, forse stringendo tra le mani le chiavi del furgone. Prima di scagliarsi contro di me, mi hanno insultato pesantemente, dicendo che dovevano lavorare. Ma io non ho fatto altro che reclamare un diritto,mostrando loro il pass disabili». Èappoggiato sul cruscotto della macchina bianca. «Tutto in regola, abbondantemente certificato». Risale in auto, è diretto verso il centro per una commissione: «Qualcosa è cambiato, spero di mettermi alle spalle questa bruttissima vicenda».
di Marco Dozio
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