Vimercate, 9 maggio 2013 - Dalla giustizia una mano per ritrovare la piccola Houda Emma. Una speranza in più per mamma-coraggio Alice Rossini. Perché il padre-rapitore, l’ex marito, il 27enne siriano Mohammed Kharat che ha rapito la figlioletta di 2 anni strappandola dalle sue braccia, sarà processato per sottrazione internazionale di minore. Con la chiusura delle indagini, l’ex piastrellista da indagato diventa imputato: la prima udienza al tribunale di Monza è calendarizzata per il 30 gennaio 2014. «E’ una notizia certamente positiva: una probabilissima condanna verrebbe comunicata a tutti gli organismi internazionali ampliando le possibilità di intervenire in modo incisivo. Spingerò per il massimo della pena detentiva», spiega Luca Zita, l’avvocato che segue dall’inizio la vicenda del rapimento di Emma senza chiedere un soldo.
«Naturalmente ci costituiremo parte civile, i tempi della giustizia sono lunghi, ma confidiamo comunque in un processo rapido». Che si svolgerà in contumacia, con Kharat latitante, che ha fatto perdere le proprie tracce la sera del 18 dicembre 2011, quando si è imbarcato alla Malpensa su un volo per Atene in compagnia di una 39enne di Cornate, usata come pedina inconsapevole, come fasulla madre della piccola, per aggirare i controlli alla frontiera. Una volta in Grecia, alla donna è stato consegnato un biglietto di ritorno, mentre Kharat ha proseguito il viaggio verso la Siria, verso la città natale di Aleppo, devastata dalla violenza della guerra civile. Da allora per Alice è iniziato un calvario senza fine. Un anno e mezzo di incubi. Dalla minaccia di uccidere la bambina, recapitata dall’ex marito via internet, alla richiesta di un riscatto di 300mila euro: denaro di cui la donna, un lavoro part-time in un’impresa di pulizie, non può e non potrà mai disporre. Da mesi non ci sono contatti. Un blackout angosciante. Persino lo zio di Kharat che abita a Concorezzo sostiene di non sapere più nulla. Alice le ha provate tutte per evitare il silenzio dell’oblio: ha partecipato a decine di trasmissioni televisive, spedito lettere al presidente della Repubblica, intrapreso un viaggio della speranza in mezzo alle bombe, promosso fiaccolate e una petizione nazionale arrivata a quota 3mila sottoscrizioni. Ora vuole scrivere al ministro degli Esteri Emma Bonino. «E’ una donna e spero sia una persona di buon cuore, che sappia interpretare al meglio il suo ruolo istituzionale: non so dov’è mia figlia. E non so nemmeno se è viva o morta. Ho visionato centinaia di foto di bambine che vivono nei campi profughi, sperando di trovarla». Nel frattempo il Coordinamento internazionale per la tutela dei minori (Ciatdm), presieduto da Aurelia Passaseo, ha chiesto un incontro con il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli.
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