Limbiate, 21 dicembre 2013 - L’ex sindaco Antonio Romeo dovrà risarcire di tasca propria il Comune di Limbiate versando 120mila euro. Si è conclusa, con sentenza definitiva della Prima sezione centrale giurisdizionale della Corte dei Conti, una vicenda risalente ancora al primo anno di mandato dell’ex sindaco di Forza Italia, che venne eletto nel 2001, e che riguarda due ex dirigenti del Comune di Limbiate.

Nel marzo del 2002 vennero revocati gli incarichi dirigenziali e da lì si aprì il contenzioso in sede civile al Tribunale del lavoro, al quale si erano rivolti i due ex dirigenti e che a luglio del 2004 si pronunciò per la prima volta condannando il Comune al risarcimento dei danni, stabilendo che «i motivi addotti per la revoca degli incarichi in larga parte del tutto generici e comunque sostanzialmente infondati, in quanto espressione di atti vessatori dei vertici dell’Amministrazione comunale».

Nel 2006 la Corte d’appello confermava la prima sentenza «escludendo la reale sussistenza degli addebiti mossi a entrambi i dirigenti, riconoscendo, invece, la sussistenza di motivi discriminatori a fondamento degli atti di allontanamento adottati nei confronti dei medesimi». Il procedimento civile - come ricordato dalla sentenza di Corte di Conti - proseguì ulteriormente in Cassazione e «si concludeva con la stipula, nel maggio 2010, di un atto transattivo tra il Comune e i due dirigenti, per un ammontare di euro 327.682,51».

A quel punto intervenne la Procura della Corte dei Conti, che avviò la causa per chiedere ai soggetti coinvolti il risarcimento diretto del danno subito dal Comune, inizialmente quantificato in ben 779.775 euro. Nel procedimento furono coinvolti, oltre al sindaco, anche il direttore generale e i componenti del nucleo di valutazione interna, ma il procedimento si concluse con l’attribuzione della responsabilità all’ex sindaco Romeo e all’allora direttore generale Mario Giammarusti, per un risarcimento complessivo di 175mila ripartito per due terzi a carico del primo.

Sentenza che è stata confermata in toto con il respigimento degli appelli proposti tanto dall’ex sindaco quanto dall’ex direttore generale. «Pagherò, non posso fare altro - il laconico commento dell’ex sindaco -. Resta il forte rammarico perché quell’azione fu fatta solo per una riorganizzazione interna del Comune, non per un atto di discriminazione, tanto è vero che nessuno prese il posto dei due dirigenti, ma vennero cancellati quei ruoli. Questa sentenza secondo me potrebbe creare un precedente pericoloso per altri amministratori. Ho chiesto che almeno questi miei 120mila euro vengano usati per il sociale, aiutando persone che hanno bisogno».