Garlasco, 27 dicembre 2016 - È il biologo forense che ha effettuato la comparazione fra i due Dna. Ha riscontrato la perfetta compatibilità del profilo del cromosoma Y trovato sulle unghie del quinto dito della mano destra e del primo dito della mano sinistra di Chiara Poggi con il profilo genetico del cromosoma Y ottenuto da un cucchiaino e da una bottiglietta d’acqua: quello che dovrebbe ricondurre ad Andrea Sempio. Pasquale Linarello, calabrese di origine, trapiantato a Bologna, ufficiale del Ris di Parma dal 1999 al 2002, dirige attualmente la sezione di Genetica forense del laboratorio “Genoma” di Milano. Dottor Linarello, come è arrivato a questo match? «Ho confrontato i dati relativi alla perizia sulle unghie della vittima, eseguita dal professor De Stefano, con il profilo genetico che era stato estrapolato da un altro laboratorio. Un’agenzia investigativa milanese mi ha infatti fornito i profili della perizia De Stefano, anche se inizialmente io non sapevo che fosse quello il riferimento, perché eseguissi la comparazione con il profilo che la stessa agenzia aveva raccolto dal cucchiaino e dalla bottiglietta e che un altro laboratorio aveva già analizzato». Con quale risultato? «I due profili del cromosoma Y sono identici, anche se quello ottenuto dal professor De Stefano è parzialmente interpretabile per 14 delle 17 regioni esaminate. In alcune regioni, due o tre non di più, c’è una contaminazione, ossia la presenza di un altro soggetto maschio. I due profili sono però assolutamente identici. Devo precisare che il cromosoma Y non consente di individuare un singolo soggetto, bensì la linea maschile di una famiglia. A questo punto l’avvocato Fabio Giarda e l’avvocato Giada Bocellari mi hanno conferito un incarico formale comunicandomi che un profilo era un risultato ottenuto dal perito De Stefano e l’altro apparteneva a un nuovo soggetto». C’è chi come il generale Garofano, ex comandante del Ris, ha espresso dubbi e perplessità sul risultato. «Quello che posso dire è che mi sono basato sui profili che il professor De Stefano aveva ritenuto poco significativi. Al di là delle conclusioni della perizia, ho ricevuto i dati grezzi e ho lavorato su quelli. Ho valutato i tracciati elettroforetici relativi ai profili genetici ottenuti dal professor De Stefano dal ‘lavaggio’ delle unghie di Chiara Poggi nella loro interezza, e non come ho sentito dire sotto le unghie. Ho confrontato poi questi tracciati con i profili che facevano parte del materiale in possesso dei difensori e ho tratto le mie conclusioni. In altre parole ho lavorato sui dati di partenza». Qual è la conclusione? «Il profilo maschile ottenuto dalle unghie di Chiara Poggi è identico al profilo ottenuto dal cucchiaino e dalla bottiglietta. Ci tengo a precisare però che questo è uno spunto investigativo che la difesa ha doverosamente voluto fornire e che andrà attentamente valutato dall’autorità giudiziaria. Non è un dato conclusivo, ma il punto di partenza di un’attività d’indagine, che, alla luce di questi risultati, andrà estesa e assolutamente integrata con altri elementi che gli inquirenti avranno la possibilità di acquisire».