Casorate Primo, 14 aprile 2016 - Per una casa e 60mila euro, hanno prodotto un finto testamento ed estromesso una loro congiunta. Madre e figlia ora sono state condannate dal tribunale di Pavia. La sentenza prevede otto mesi di reclusione per la 70enne Giuseppina Castoldi, di Motta Visconti, e la 37enne Agostina Simona Sazio, di Casorate Primo, a processo con rito abbreviato, che consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena in caso di esito sfavorevole. Erano accusate di falsità in testamento olografo e falsità in scrittura privata, secondo gli articoli 491 e 485 del codice penale. Parte offesa la figlia e sorella delle due imputate, M.S., 47enne nata a Casorate Primo ma residente a Casarile.
Il reato è stato commesso alla morte del marito e padre delle due donne. L’uomo non aveva prodotto alcun testamento, quindi in assenza di particolari disposizioni i suoi beni sarebbero stati spartiti secondo la legge, includendo entrambe le figlie. Tuttavia, il 23 marzo 2012 Castoldi e Sazio hanno presentato a un notaio di Casorate Primo un testamento scritto e firmato a mano, che hanno assicurato essere stato prodotto dal defunto parente. Non sapendo nulla di quel documento, M.S. ha potuto visionarlo solo dal notaio, dove l’ha disconosciuto affermando che la calligrafia non era quella di suo padre e che oltretutto con il genitore aveva avuto un ottimo rapporto di affetto, quindi le pareva strano che avesse deciso di estrometterla dalla spartizione dei beni. Per questo motivo, si era rivolta all’avvocato Luigia Carla Germani e aveva sporto denuncia. Il testamento presentato al notaio assegnava alla vedova del defunto 60mila euro, mentre alla figlia 37enne un’abitazione di proprietà. Nel corso delle indagini la Procura di Pavia, avvalendosi di un esperto grafologo, ha condotto una perizia sul testamento, che aveva portato a rilevare discrepanze con lo stile di scrittura del defunto.
Per questo motivo madre e figlia erano state indagate e portate a processo. Il sospetto, poi confermato dalla sentenza del giudice, era che le due imputate si fossero accordate per tagliare fuori la parte offesa. Le donne si sono ritrovate tutte e tre in aula, al momento della decisione, che ha attribuito la responsabilità di quanto accaduto alla madre e alla 37enne. Resta però l’amarezza, "sicuramente, perché si tratta di rapporti famigliari infelici - ha commentato l’avvocato Germani -. La mia assistita è rimasta molto ferita nel vedere che il padre l’aveva esclusa nonostante il loro bel rapporto", una situazione però che, dal punto di vista giudiziario, si è rivelata fasulla.