Bollate, 19 giugno 2011 - «Abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale di Bollate un atto di coraggio. Abbiamo chiesto di sapere cosa c’è sotto l’ex cava Bossi. Di fronte all’immobilismo rispondiamo con una nuova protesta fino a quando non verranno fatti i carotaggi su tutta l’area». Da domenica 26 giugno presidio permanente dall’associazione Sos Racket e Usura e dall’associazione QuiBollateLibera, davanti all’ex cava Bossi di Bollate. Ad annunciarlo è Frediano Manzi, presidente dell’associazione antiracket all’indomani dell’incontro con l’assessore all’Ambiente, Piergiorgio Valentini, l’assessore alla Polizia locale, Sicurezza e Protezione civile, Fabio Boniardi, il comandante della polizia locale bollatese e un rappresentante di quella provinciale. È una battaglia che continua, quella contro l’ex cava di Cascina del Sole, gestita dalla Rip.am srl prima come discarica di rifiuti inerti oggi come impianto di riciclaggio degli stessi e di rifiuti assimilabli agli urbani.

A luglio scorso anno, con un video-denuncia, Manzi aveva dimostrato irregolarità amministrative e penali, era anche riuscito a scaricare materiale tossico. Il 30 maggio di quest’anno le due associazioni hanno depositato un esposto indirizzato al pm Ilda Bocassini, a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, con la quale si chiede che vengano fatte delle verifiche sul terreno. Il sospetto è che siano stati interrati rifiuti tossici. «Con il presidio del 3 giugno abbiamo dato un ultimatum all’Amministrazione comunale, abbiamo chiesto di mettere i sigilli e fare delle indagini - spiega Manzi - ci hanno risposto che non ci sono soldi per fare i carotaggi, che va tutto bene. Noi rispondiamo che è assurdo. Questa è l’ennesima prova che quell’ex cava ha chiare e inequivocabili coperture istituzionali, ma non ci fermiamo». Dalla prossima settimana le due associazioni allestiranno un presidio in via Friuli Venezia Giulia davanti ai cancelli dell’impianto, annoteranno il numero di targa di tutti i camion che entrano, parleranno con i cittadini di questa vicenda, con le forze politiche che vorranno aderire alla protesta, ma senza bandiere di partito, distribuiranno a commercianti e imprenditori il questionario su racket e usura, «vogliamo sapere cosa succede nella città di Bollate, in particolare degli imprenditori del settore edile che potranno fare anche segnalazioni anonime».
 

Insomma la tenda di protesta davanti all’ex cava diventerà un punto di riferimento della lotta contro l’illegalità, la ’ndrangheta, l’omertà delle istitutizioni, «non basta costituirsi parte civile ai processi, la lotta alla mafia non si fa con le parole - conclude Manzi - ci sono anche intercettazioni telefoniche e ambientali che confermano che in quella cava esponenti della ’ndrangheta hanno fatto affari. Spero che i cittadini bollatesi partecipino numerosi al presidio dimostrando il coraggio che l’Amministrazione non ha avuto».