di Roberta Rampini

Arese, 23 giugno 2012 — «Chiusa per motivi tecnici» si legge nel cartello affisso sui cancelli della scuola. I motivi sono riportati nell’ordinanza numero 40 dello scorso 20 giugno: «Presenza qualitativa di amianto nelle piastrelle». Su facebook il sindaco Pietro Ravelli commenta: «Come vedete ne scopriamo una al giorno. Tranquillizzo tutti i genitori. L’amianto era confinato sotto la pavimentazione e quindi nessun contatto con l’aria e l’ambiente esterno». Scuola chiusa per amianto. L’istituto in questione è la primaria Silvio Pellico di via Col di Lana.

Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso 23 maggio sono stati aggiudicati a un’impresa una serie di lavori di adeguamento dell’edificio alle vigenti normative in materia di sicurezza e di abbattimento delle barriere architettoniche. La società vincitrice della gara di appalto, che prevedeva, tra l’altro, la sostituzione parziale della pavimentazione, ha dovuto procedere alle analisi dei materiali rimossi prima di poterli conferire in discarica. E proprio grazie a queste analisi si è scoperto che nella piastrelle rimosse c’era amianto. Riscontri alla mano, il neoeletto sindaco Ravelli ha emesso un’ordinanza di «inagibilità dell’edificio sino alla sua messa in sicurezza» e ha incaricato gli uffici comunali del settore lavori pubblici di fare ulteriori accertamenti per stabilire se siano necessari o meno interventi di bonifica ambientale.

Per il momento, le uniche attività rimaste nella scuola, cioè quelle amministrative e di segreteria, sono state spostate nella scuola di via Varzi. Resta da capire se la scoperta dell’amianto consentirà all’impresa di ultimare i lavori di ristrutturazione in tempo per l’apertura del nuovo anno scolastico o se l’Amministrazione comunale dovrà trovare aule alternative per gli alunni che frequentano l’istituto di via Col di Lana. Il primo cittadino Ravelli, che nel cartello affisso davanti alla scuola non ha voluto creare allarmismi tra i genitori degli alunni che l’hanno frequentata fino a pochi giorni fa, ha usato il social network facebook per tranquillizzare mamme e papà: gli alunni non hanno respirato la pericolosa sostanza. Ma i timori continuano a permanere.