di Monica Guerci
Arese, 22 dicembre 2012 - Il cerchio è chiuso. Ieri Regione Lombardia ha dato il via libera alla pubblicazione dell’accordo di programma per la riqualificazione dell’ex Alfa Romeo, atto finale del Piano di rilancio che si è scontrato duramente con le contestazioni del territorio. Indietro non si torna. Ora tornerà a vivere l’area di oltre 2 milioni di metri quadrati, oggi un immenso spazio urbano dismesso, un tempo fiore all’occhiello dell’auto made in Italy. In che modo? Ripudiando la pesante eredità industriale, nel segno del commercio, dell’artigianato, del terziario. Dell’immobiliare. Ma la strada dalla fabbrica allo shopping center con annessa cittadella nel verde è lastricata di bei progetti.
L’accordo prevede che agli alveari produttivi già esistenti si affianchino piccole imprese e laboratori. Un centro residenziale. Un mega centro commerciale. Un centro polifunzionale con negozi, bar, palestre, servizi. Un centro di ricerca per lo sviluppo della mobilità sostenibile. Secondo le prospettive più rosee l’operazione genererà tremila posti di lavoro nei 5 anni di cantiere, mentre per le attività che si insedieranno nell’area si stimano duemila occupati. L’accordo di programma impone che il 40% del personale a tempo indeterminato provenga da Arese e Lainate. Quote del 20% sono fissate per lavoratori in Cig o in mobilità delle aziende locali e per gli under 35.
Rinuncia alle pretese sulle nuove aziende
Arese e Lainate che recuperano oneri urbani e realizzano servizi a compensazione dell’aumento di traffico che il piano porterà con sé. Sono fuori invece Rho e Garbagnate. E fra gli esclusi ci sono anche gli ex lavoratori dell’Innova, già ex operai Alfa Romeo, da due anni in presidio davanti alla portineria degli stabilimenti sotto la bandiera sindacale dello Slai Cobas: senza stipendio né ammortizzatori sociali. Per il gruppo di operai irremovibili sarebbe pronto un piano B di cui nessuno però ancora parla. «Nelle prossime settimane saranno convocati i delegati dei lavoratori», annuncia il commissario prefettizio di Arese Anna Pavone, che intende mantenere sulla questione il più stretto riserbo. Si tratterebbe di un pacchetto economico che la società Tea spa, pur non avendo alcun vincolo o obbligo in tal senso, metterebbe sul piatto per garantire l’accesso a un intervento straordinario di ricollocazione per i lavoratori: una quarantina in tutto, perlopiù donne. Fra questi alcuni saranno accompagnati alla pensione, altri liquidati, altri ancora verranno rioccupati. A un patto: «La rinuncia da parte di ciascun lavoratore interessato a qualsiasi pretesa sulle aziende che interverranno nella realizzazione del nuovo polo di insediamento».
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