Pregnana Milanese, 3 giugno 2014 - Sulla loro drammatica vicenda stanno indagando le Procure di Milano, Roma, Prato e Cagliari. Un processo in corso a Roma, uno che si aprirà il 25 settembre davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Le accuse nei confronti degli ex manager sono di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e aggiotaggio. I lavoratori "beffati" sono in lotta per evitare il licenziamento collettivo tra meno di un mese, il 1° luglio, quando scade la cassa integrazione straordinaria in deroga. Sono i 210 informatici di Agile-ex Eutelia di Pregnana Milanese, 760 in tutta Italia, in cassa integrazione straordinaria da due anni, dopo il fallimento per bancarotta fraudolenta da parte di Eutelia, con in tasca una lettera di procedura di mobilità aperta dai commissari straordinari lo scorso 24 febbraio, un verbale di mancato accordo del 31 marzo. Per loro è iniziato il conto alla rovescia e anche l’ennesima battaglia per chiedere il rispetto degli accordi. Nelle scorse ore in un comunicato congiunto Fim Fiom e Uilm nazionali hanno rivolto l’ennesimo appello al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero del Lavoro per chiedere di convocare in tempi brevi un incontro.
Sul tavolo lo stato della vertenza, gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione da prorogare almeno fino al 31 dicembre 2014, i bandi di gara delle Regioni con sistema premiante per le aziende che assumono lavoratori dell’ex Agile. Ma non solo: nella sede pregnanese di via Ai Laboratori Olivetti, per esempio, da un anno i lavoratori in collaborazione con Afol hanno realizzato un "job center" per favorire l’incontro tra domanda e offerta, hanno organizzato corsi di formazione professionale per ottenere le certificazioni Microsoft. Qui serve tempo per non lasciare nessuno in mezzo alla strada: "Abbiamo bisogno di altri mesi di cassa integrazione per completare i percorsi di riqualificazione e ricollocazione iniziati - dichiara Angelo Pagaria della Fiom Cgil di Milano -: i sindacati nazionali chiedono ai due Ministeri di dare concretezza agli accordi sottoscritti nel 2012, ma non arrivano ancora risposte". E intanto il tempo passa.
"L’alternativa è lasciare i lavoratori al loro destino ma questo, oltre a essere inconcepibile e inaccettabile per le organizzazioni sindacali, è anche sbagliato sul piano sociale ed economico - scrivono i sindacati -. 760 lavoratori licenziati sono un problema molto più grande di qualche mese di ulteriore cassa integrazione".
<CF202><QM>roberta.rampini@ilgiorno.net
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