Arese (Milano), 17 gennaio 2016 - «Continueremo sempre ad essere una famiglia cristiana, nonostante la violenza subita da nostro figlio». Parlano i genitori del quindicenne che ha avuto il coraggio di denunciare a mamma e papà le molestie subite da parte di un educatore del centro giovanile parrocchiale di Arese e di un prete salesiano ora indagati per violenza sessuale e pornografia minorile. Lo fanno, attraverso l’avvocato Luigi Muratori, in una lettera aperta. «Anche Satana era un angelo prima di diventare un mostro - scrivono i due genitori riferendosi ai carnefici del proprio figlio -, ma questo non può cambiare le ragioni della nostra fede. Siamo orgogliosi di nostro figlio e del suo coraggio nel parlarci».
Il ragazzo da tempo non era più sereno «schiacciato da un peso troppo grande per lui». «Non auguriamo a nessuna famiglia di vivere l’incubo che stiamo vivendo - continua la lettera -. Abbiamo deciso di scrivere perché il primo pensiero, dopo il clamore della notizia apparsa sui giornali, è andato agli altri minori che forse si possono essere trovati nella stessa situazione di nostro figlio e non hanno ancora avuto la forza di parlare». A loro la famiglia dice: «Abbiate coraggio, fiducia nei genitori, non siete soli. Quel che è accaduto non è colpa vostra, non portatevi dentro un peso così grande per tutta la vita».
Chiede poi che non vi siano strumentalizzazioni: «Il clamore nuoce a nostro figlio che per anni dovrà combattere contro i suoi fantasmi. Chiediamo a tutti moderazione e buon senso. Niente zuffe tra tifosi. Ne crociate o macchine del fango contro la nostra famiglia o la Chiesa. Queste sono le vittime». Non manca una certa amarezza nelle loro parole: «Certo ci saremmo aspettati che il Comunicato Stampa della Parrocchia di Arese fosse diramato all’epoca in cui la Parrocchia è venuta a conoscenza dei fatti e non ora quando la notizia è di dominio pubblico. Mettere al corrente anche le altre famiglie sarebbe servito a favorire l’emersione di eventuali altri casi, a dare aiuto se necessario ad altri ragazzi».
Far luce servirà «ad evitare altri fatti come questo», è la speranza dei due genitori. «Tanta strada si deve fare ancora in difesa dei nostri figli, a ognuno il suo compito - conclude la lettera -. Alla comunità quello di tutelare chi vive il dramma, con comportamenti discreti e coscienziosi. Alla Parrocchia quello di allontanare le mele marce, senza indugio. Alle famiglie quello di nutrire più attenzione verso i segnali di disagio che manifestano i figli, dandogli più ascolto e coraggio».
di MONICA GUERCI