Sesto San Giovanni (Milano), 17 aprile 2016 - Sotto una montagna di materassi, sedie rotte, reti metalliche e un’altra mezza tonnellata di rifiuti abbandonati abusivamente, ecco la sorpresa: muri di mattoni e l’inconfondibile arco sopra una porta, che pare l’ingresso di una stanza semi-sotterrata. Pareti che hanno tutta l’aria di risalire a un’epoca tra il Settecento e l’Ottocento ma che, viste le origini del borgo di Cascina Gatti, potrebbero anche risalire a un periodo storico ben precedente. "Abbiamo fatto una segnalazione alla Sovrintendenza ai beni culturali, per decidere come procedere e capirne di più" ha detto Fabio Fabbri, dirigente del settore Ambiente. I lavori per la realizzazione del parco Bergamella, dunque, hanno riportato alla luce i resti dell’antico Molino o di edifici e locali di servizio annessi. Tutto merito dei volontari, a gruppetti di mezza dozzina, che due volte alla settimana, coordinati dai tecnici di Italia Nostra, hanno prima ripulito l’area dai materiali abbandonati, trovando persino lastre di eternit, e poi iniziato a eliminare sterpaglie e rovi. "I resti li abbiamo trovati liberando quella che sembrava solo una buca ripiena di rifiuti abbandonati" ha spiegato Salvatore Ledda, presidente degli ortisti che hanno prima realizzato i piccoli appezzamenti da coltivare, al posto di quelli "spontanei", e ora stanno contribuendo a risistemare l’intero parco. Poco distante dalla buca, ci sono i muri del vecchio Molino Tuono, rimasto in funzione fino alla prima metà del ’900.
Un mulino che caratterizzava l’intero borgo, dove si allevavano bachi da seta e dove furono tentate anche le coltivazioni di riso. "Potrebbe essere una ghiacciaia – azzarda Silvio Anderloni di Italia Nostra – erano quelle costruzioni seminterrate dove, con l’allagamento dei campi, formavano strati di ghiaccio e pula". Una sorta di frigoriferi moderni, dove conservare il ghiaccio fino all’estate, necessario per mantenere in buone condizioni panna e burro. La buca coi resti del mulino è stata ripulita. Rimane l’erba a proteggere quei muri riaffioranti, in attesa di capirne origine e destino. Perché in fondo al parco potrebbe essere creata una piccola zona di scavi, a ricordo del passato agricolo di Sesto e di quel Molino Tuono che, ormai, dà il nome solo a una stradina del quartiere.