Paderno Dugnano, 7 gennaio 2011 – Nuove polemiche dopo la chiusura del circolo Falcone e Borsellino, travolto nel mese di luglio dalla maxi inchiesta contro la ’ndrangheta, in quanto scenario della tristemente nota «cena dei boss». I riflettori tornano ad essere puntati su Arturo Baldassarre, ex presidente del circolo, che servì ai tavoli quel 31 ottobre 2009. Dopo il botta e risposta con un socio del circolo, che ha chiesto un suo passo indietro per consentire al centro ricreativo di riaprire i battenti, è lo stesso Baldassarre a rispondere e a prendere posizione: «Mi eclisso per il bene della comunità e la continuità del centro».

Il confronto è nato dalla lettera aperta di Carlo Arcari, socio del Falcone e Borsellino nonché blogger padernese: «Arturo Baldassarre — commenta — è un uomo “pesante” e, come tutte le persone di valore, ha molti difetti e molti pregi. Uno di questi, il più grande, è la generosità. A questa faccio appello per chiedergli ancora una volta di essere magnanimo e vincere la battaglia per tutti noi ritirandosi dal campo. Perché a questo si è ridotta ufficialmente tutta la questione: finché l’ex presidente del centro Falcone e Borsellino, ex consigliere comunale ed ex presidente del quartiere Villaggio Ambrosiano resta in campo, nessuna mediazione con il Comune sarà mai possibile».

«Solo Baldassarre — aggiunge — oggi ha la possibilità di fare l’unica cosa in grado di dare un futuro alla nostra associazione uscendo di scena definitivamente, dichiarandolo pubblicamente e astenendosi in seguito dal frequentare il sodalizio, consigliando anche ai suoi numerosi sostenitori di farsi da parte e lasciare a una nuova leva di volontari l’onere di riportare l’associazione e il Centro di Aggregazione alla sua importante attività sociale».

«Sono mesi, lo sottolineo, che incasso colpi — ha immediatamente replicato Baldassarre dopo un lungo periodo di silenzio —. Non ho mai interferito con il modo di operare dei volontari e la mia frequentazione al centro è stata da “normale associato” come altri della vecchia gestione. Ancora oggi riscontro che la mia persona è motivo di disturbo, non avrei mai immaginato di trovarmi in situazioni simili. Eccomi qua per l’ennesima volta a fare passi indietro, anzi a eclissarmi per il bene della comunità e la continuità del centro. Ma ribadisco: sono un libero cittadino che è stato vittima, insieme all’intera città, di un fatto increscioso».

L’ex presidente del Falcone e Borsellino in questi mesi, pur avendo dato le dimissioni dal direttivo, non ha mai fatto mancare il suo supporto ai volontari che gestivano il centro: «Noi dovevamo pensare solo alla gestione e lui era un socio al quale non potevamo negare l’accesso al centro — ha commentato Pietro Di Bari, coordinatore dell’associazione —. Altri, se lo ritenevano necessario, dovevano pensare ad allontanarlo».