Sesto San Giovanni, 15 febbraio 2011 - Il grande freddo negli uffici pubblici del Nord Milano sarebbe dovuto iniziare ieri. Ma il ritocchino al ribasso del termostato che, secondo l’accordo stipulato mercoledì scorso tra Comuni del Milanese e Provincia, deve scendere di almeno un grado sotto il tetto massimo dei 20, non si sente affatto. Le previsioni apocalittiche di chi temeva di dover lavorare con guanti e cappotto non si sono avverate. Tutto il contrario: blitz in tre edifici pubblici della zona, dei 19 gradi concessi neanche l’ombra.

Anzi, le temperature sono sempre al di sopra della soglia limite e anche abbondantemente. Si parte da Cinisello Balsamo, dal complesso degli uffici comunali di via XXV Aprile. Fuori c’è aria di pioggia, la colonnina di mercurio supera di poco i 6 gradi. All’interno invece, si sta ancora al caldo: dalla rilevazione nell’atrio del Comune infatti — in teoria, il luogo più «freddo», considerato il continuo via vai all’ingresso — la temperatura si attesta a 21,2 gradi. Di poco, ma comunque fuori dal limite. Per stare in maniche di camicia però, è necessario spostarsi fino in piazza della Resistenza a Sesto. In municipio la media del termometro sta al di sopra dei 22 gradi. Ma come ci tengono a precisare dagli uffici del sindaco, «il palazzo è vecchio e quindi la temperatura non è uniforme».

Per accorgersene, basta portare a spasso il termometro: si parte con 22,2 gradi. Davanti all’ufficio di Oldrini la rilevazione scatta in su, si sale a 22,8 fino al massimo registrato nell’atrio davanti alla sala Giunta: si arriva addirittura a un equatoriale 23,5 gradi. Ma c’è il «trucco»: il complesso di piazza della Resistenza infatti è servito dall’impianto teleriscaldamento e quindi non rientra nella categoria di caldaie colpite dal provvedimento comunale. Sforano invece di tre gradi il nuovo limite i caloriferi del polo di Mediazione Linguistica dell’Università Statale. Nelle aule e nei corridoi del palazzo di piazza Montanelli, infatti, il clima è mite.

E i cervelli degli studenti se ne stanno coccolati al calduccio: 23,1 gradi alla rilevazione all’ora di pranzo. Ma il tetto dei 20 gradi non è l’unico dei parametri imposti dalle ordinanze antismog. Il secondo limite colpisce la durata di accensione degli impianti termini: diminuirla, da 14 a 13 ore al massimo. Scansate le famigerate domeniche a piedi, ora si passa al «blocco» dei caloriferi. Valido fino a quando la concentrazione delle polveri sottili non scenderà sotto il limite dei 50 microgrammi per metro cubo. Così qualcuno inizia a fare la danza della pioggia.