Paderno Dugnano, 13 aprile 2011 - Nella rete della Direzione distrettuale antimafia stavolta finisce un padernese. È Agostino Caristo, 42 anni. Le manette scattano nell’ambito di «Bagliore», l’ultimo attacco della giustizia alle cosche che porta in carcere 19 presunti affiliati.

Le manette per Caristo scattano a 1.300 chilometri da casa, a Guardavalle, Catanzaro. L’accusa, secondo il superpentito Antonino Belnome, è di aver preso parte il 27 aprile 2009 con Salvatore Di Noto, Sergio Sestito, Maurizio Napoli e Antonio Carnovale all’assassinio di Antonio Tedesco, detto «l’Americano», e di aver poi fatto sparire il cadavere nel Comasco, ritrovato appunto grazie al collaboratore di giustizia.

Non si spezza il filo diretto Lombardia-Calabria: qua l’esecuzione del delitto, là la decisione per motivi di onore. E ancora: da Paderno, Caristo rientra in Calabria, dove risiedeva da circa quattro mesi. «Bagliore» è l’ultima delle offensive alle ’ndrine del Nord, ennesimo tassello che svela un disegno criminoso ben radicato nel tessuto economico e sociale della Lombardia.

Nella mappa degli affari mafiosi, il Nord Milano è una delle rotte più calpestate, come emerge dall’indagine «Redux Caposaldo» coordinata dal gip Giuseppe Gennari del Tribunale di Milano. Parcheggi, buttafuori, cantieri, smaltimento di rifiuti, droga, pizzo: così si arricchivano i boss. Oltre a essersi radicati in pianta stabile — come dimostrano i beni sequestrati: due appartamenti a Paderno, uno a Cormano e un bar di Bresso — ai loro occhi il Nord Milano era una miniera di affari. Le grandi commesse pubbliche, innanzitutto. A partire dalla SS 36.

Nelle intercettazioni l’8 luglio 2009 Giuseppe Romeo, uno degli indagati, discute con un esponente della Perego Contractor, tra le subappaltatrici del cantiere, per mandare loro otto o nove camion: «Ci sarà lavoro per un mese, mese e mezzo».

O ancora, sempre dalle intercettazioni emergono tentativi di infiltrazioni nel 2009 anche nel prolungamento della M3 lungo la Comasina. I protagonisti della vicenda — si legge nelle carte — si riferiscono a questo cantiere, dicendo che manderanno i mezzi a scaricare a Cormano terra proveniente dagli scavi della M3. Nelle carte si cita anche l’ampliamento della clinica San Carlo di Paderno: qui il 3 novembre 2008 fu riscontrata dagli inquirenti la presenza di mezzi intestati all’Alma, società di trasporti gestita attraverso le quote della moglie da Giuseppe Romeo, uno degli indagati.

L’altro grande affare delle cosche riguardava il giro di locali notturni. Nel mirino dei presunti boss ci sarebbero stati l’ex Nausicaa di Paderno, dove gli indagati avrebbero compiuto estorsioni, cercando di trarre profitto dal parcheggio e dal chiosco panini e avrebbero inoltre manovrato il servizio sicurezza, facendo assumere uomini di fiducia come buttafuori.

Ancora più evidente sarebbe l’influenza presso la locanda del Santo Bevitore: qui gli ’ndranghetisti prima avrebbero imposto al proprietario del locale il loro servizio di sicurezza e, dal 2006, una tangente di 150 euro, poi sarebbero passati nel 2009 alla gestione diretta tramite un uomo di fiducia che tenevano assoggettato alle loro decisioni.