Cormano, 25 maggio 2011 - Diciannove anni dalla strage di Capaci. Quasi due decenni dalla dichiarazione ufficiale di guerra, mossa dalla mafia siciliana, allo Stato italiano. Una dichiarazione proclamata con 500 chilogrammi di tritolo, lamiere accartocciate e sangue. Non è un caso che, per la presentazione nella sala consiliare di Cormano del nuovo libro d’inchiesta «Mafia a Milano» scritto dai tre giornalisti Mario Portanova, Giampiero Rossi e Franco Stefanoni, sia stato scelto proprio il 23 maggio.

Il volume assume i connotati di una vera e propria «summa» dei fenomeni mafiosi che hanno afflitto, negli ultimi 60 anni, la città meneghina e il suo hinterland. Con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa e del procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili, in un clima di grande partecipazione da parte dei numerosi cittadini, si sono tracciati gli sviluppi dell’attività della criminalità organizzata nel Milanese: dalla questione dello storico «negazionismo alla milanese», ancora presente in città, al primo approdo del clan siciliano di Bontate; dalla riscossione del pizzo alla grande ascesa delle ’ndrine calabresi e dei loro investimenti in aziende e attività.

Insomma, una panoramica generale del fenomeno. «La lotta alla mafia, ormai, è una vera e propria questione sociale — commenta Mario Portanova — che causa disoccupazione, interventi politici e, talora, inquinamenti ambientali, come accade con le discariche abusive di materiale tossico». «Una realtà comunale come quella cormanese — aggiunge il giornalista — può concretamente fare informazione, appoggiare le iniziative della associazioni antimafia ed effettuare un controllo assiduo del lavoro che si svolge nei cantieri. Inoltre, a livello partitico, è necessario continuare a svolgere un vaglio preciso delle liste per evitare infiltrazioni».

«Un tempo, i giovani milanesi partecipavano alle manifestazioni contro la mafia nello stesso modo in cui sarebbero intervenuti a quelle contro l’apartheid in Sudafrica — spiega Giampiero Rossi —. Oggi, invece, troviamo sacerdoti che predicano a favore delle ’ndrine e gruppi di loschi figuri che non apprezzano i nostri incontri. Inoltre, rispetto al passato, noi giornalisti abbiamo un materiale immenso su cui lavorare e, spesso, dobbiamo addirittura tagliare delle parti di documentazione».

Duro l'attacco del procuratore Nobili, invece, ad alcuni interventi politici volti a sottovalutare l’influenza delle cosche in Italia: «Non è possibile che uno dei paesi più sviluppati del mondo continui a essere schiavo dei clan. Dichiarazioni come quelle del presidente del consiglio del 2009 che recitavano come “la mafia fosse un fenomeno contenuto” sono dei veri e propri depistaggi».

Il Comune di Cormano, proprio su questo tema, firmerà il prossimo 7 giugno un Protocollo d’intesa antimafia. Un passo necessario per un territorio che, dagli sviluppi dell’operazione «Infinito», è risultato essere attraversato dalla presenza di ’ndrine, anche a livello politico (caso Cusenza). Una mafia vicina, quindi, pronta a prosperare nell’economia milanese; in grado di cambiare forma ma di restare sempre preponderante nella finanza. E due soli mezzi per contrastarla: l’aumento dei mezzi finanziari per i magistrati e l’informazione nelle comunità di cittadini.