Sesto San Giovanni, 1 giugno 2011 - «Perché non riportiamo a Sesto il Premio Bancarella?». La scommessa è rimasta aperta per mesi. I fondi lo scoglio principale che poteva mandare in frantumi la voglia di riportare in città una manifestazione dopo 13 anni. Amministrazione, associazioni e privati hanno fatto rete. E oggi la scommessa è stata portata a casa.

Il 20 giugno alle 21, nel cortile di Villa Visconti d’Aragona, i sei finalisti del Premio presenteranno le loro opere: tra loro sarà scelto il vincitore dell’edizione 2011 a Pontremoli il 17 luglio. Orgoglio tutto pontremolese questo premio che ha 59 anni di vita. Eppure anche Sesto può rivendicare un legame stretto e mai interrotto con un evento che non ha pari in Italia e, forse, anche nel mondo. «Anche se la parentesi è stata lunga, per noi non è la prima volta che ospitiamo il Bancarella — ricorda Monica Chittò, assessore alla Cultura — Tra i fondatori c’è anche la famiglia Tarantola, vecchi librai, antenati del nostro referente sul territorio».

Si tratta di Giorgio Tarantola, nipote di quell’Umberto che contribuì a dar vita all’evento pontremolese. A Sesto Giorgio ha ereditato dalla famiglia la libreria di piazza Rondò, presente sul territorio da oltre 150 anni. «Ce l’abbiamo fatta. Il premio è tornato in quella che per noi è la sua seconda casa — commenta Giorgio Tarantola — Questo appuntamento è la punta di diamante di un’attività costante portata avanti da più attori, che vogliono invadere con i libri gli spazi della città. Non è un punto di arrivo, ma è un nuovo inizio».

Il premio più antico d’Italia aveva già fatto tappa a Sesto dal 1995 al 1997, con una coda nel 1998 grazie a Carlo Pagella, all’epoca presidente della Pro loco. «Sono felice di essere a Sesto, dove da anni lavorano i miei cugini — dice Giovanni Tarantola, vicepresidente della Fondazione Bancarella, che si è ritirato al paese dei librai di Montereggio, dove 59 anni fa partì il premio — Quello tra la terra lunigiana e Sesto è un legame bellissimo e indissolubile. A Sesto torniamo a unire una delle più grandi famiglie di librai. Non siamo rimasti in tanti come librai Tarantola, ma con i nostri portabandiera cercheremo di andare avanti».

Ambulanti, poi venditori di libri alle bancarelle — da qui il nome del premio — i Tarantola come le altre famiglie pontremolesi hanno infine aperto i loro negozi in numerose città d’Italia, arrivando fino a Parigi. Oggi, per la seconda volta, viene stretto un gemellaggio culturale tra la terra dei librai e Sesto. Grazie agli sponsor che hanno aiutato l’amministrazione, che non avrebbe avuto la forza economica sufficiente: la Pro loco, la Banca di Credito Cooperativo, Geico Spa, Leva arti Grafiche, ristorante Il Maglio e, ovviamente, Libreria Tarantola.

«Sono molto felice di questo ritorno, che si inserirà nel calendario della festa patronale — commenta Maria Bonfanti, presidente della Bcc cittadina — Sesto è sempre stata una città di cultura, anche se non così appariscente. Questa manifestazione ci ricorda le tradizioni e le eccellenze, che in passato sono arrivate dalle famiglie emigrate dalle diverse regioni italiane».