Paderno Dugnano, 15 giugno 2011 - Nessun ripensamento: anche il Comune di Paderno ha chiesto ufficialmente di costituirsi parte civile nel processo a carico degli imputati coinvolti nell’inchiesta «Infinito». Una maxi operazione, coordinata dalla Dda di Milano, che aveva portato nel mese di luglio all’arresto di trecento persone tra la Calabria e la Lombardia, accusate a vario titolo di associazione a delinquere. Dopo l’esposto presentato in Procura a Monza per chiedere un approfondimento delle indagini sulle infiltrazioni delle ’ndrine, l’Amministrazione padernese, con il suo avvocato Federico Bonzi del foro di Milano, ha chiesto di costituirsi parte civile a processo insieme a Regione Lombardia, Regione Calabria e ad altri Comuni, tra i quali figura anche il vicino di casa Bollate.

Domani, in occasione della seconda seduta, il giudice deciderà se accogliere definitivamente la richiesta avanzata il 9 giugno. Sono 119 gli imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. Ieri, invece, ha preso definitivamente il via il secondo filone del processo con rito ordinario per altre 39 persone, coinvolte secondo l’accusa in quella fitta tela di interessi che ha toccato da vicino anche i comuni del Nord Milano. La prossima udienza è in programma il 30 giugno.

«L’inchiesta Infinito ha fatto conoscere il nome della nostra città in tutto il mondo per il summit che si è tenuto nel centro Falcone e Borsellino — ha ricordato il primo cittadino Marco Alparone, spiegando le motivazioni che lo hanno spinto a chiedere di costituirsi parte civile —. Quell’immagine dei mafiosi riuniti a tavola sotto la foto dei due eroi (nella foto) è tuttora legata a Paderno, ha fatto male alla nostra comunità: nessuna cifra sarà adeguata e potrà mai risarcire il danno subito dai padernesi, ma chi ha avuto delle responsabilità dovrà pagare».

Il 7 giugno, inoltre, era prevista la firma di un protocollo intercomunale per la legalità, predisposto nei mesi scorsi dai sindaci dell’hinterland e dal prefetto. La firma è slittata per l’assenza del ministro degli Interni Roberto Maroni, ma si attende a breve una nuova convocazione per dare il via a un patto di trasparenza che, si spera, non dovrà solo rimanere sulla carta, imbrigliando possibili infiltrazioni.