Paderno Dugnano, 17 agosto 2011 - Un centro islamico a Paderno Dugnano? Dopo le polemiche dei giorni scorsi e il dibattito milanese tuttora in corso sulla possibile creazione di una grande moschea o sul riconoscimento - e la conseguente messa in sicurezza - di tanti piccoli luoghi di culto, sparsi sul territorio e spesso abusivi, la questione islam inizia a coinvolgere da vicino anche l’hinterland. Non solo la «rossa» Sesto San Giovanni, dove rimane l’annoso problema del capannone di via Vittorio Veneto, acquistato dalla comunità islamica ma che non è mai stato autorizzato come luogo di culto.

E dove restano le numerose e insistenti richieste dei musulmani che da anni attendono uno spazio da dedicare alla preghiera, per rispondere alle esigenze di una comunità in costante crescita. L’ipotesi della creazione di un centro culturale islamico tocca per la prima volta anche Paderno Dugnano, oggi roccaforte del centrodestra e del Carroccio.

Per ora non risultano conferme ufficiali, ma voci che sembrano prendere sempre più corpo, anche vista e considerata la richiesta di spazi adeguati promossa anche dalla Lega dei Centri Culturali Islamici di Milano e le segnalazioni di viavai in alcuni capannoni dismessi, che si trovano a ridosso della Comasina. Lo stesso vicesindaco Gianluca Bogani, in capo alla Lega Nord, non smentisce, pur senza sbilanciarsi: «Dall’inizio dell’estate c’è giunta voce della possibile inaugurazione di un centro islamico a Cassina Amata, ma quello che è certo, per ora, è che nessuno si è confrontato con noi, almeno politicamente parlando».

Nella frazione di Cassina Amata l’attenzione si sta concentrando tra i vecchi capannoni dell’ex polo chimico che guardano sulla trafficatissima Comasina. "Solitamente quando si apre un circolo culturale legato sia al mondo culturale che a quello religioso, le associazioni si interfacciando con l’ente — continua Bogani —. Questa volta nessuno si è fatto vivo. Ovviamente a meno che che qualcuno stia procedendo ignorando i politici della città».

Nessun incontro quindi, ma un’ipotesi che non sembra così improbabile e fantascientifica, visto che si tratta di spazi privati. «Stiamo facendo approfondimenti tra le carte arrivate alla parte tecnica», ribadisce Bogani.
Si spulcia tra i documenti, tra i nomi dei nuovi proprietari di quei capannoni oggi dismessi, tra le richieste di varianti urbanistiche. «Stiamo facendo le dovute verifiche per capire se ci sia l’intenzione, in quali spazi e se il regolamento lo conceda — conclude il vicesindaco —. Ci confronteremo con il piano regolatore. E dopo i dovuti accertamenti ci comporteremo di conseguenza, senza fare differenze di trattamento».