Cormano, 23 settembre 2011 - «Vergogna, vergogna, vergogna». Le grida si alzano alte tra i dipendenti più giovani della Form di Cormano, i fischietti assordano le orecchie. Ma la frustazione traspare anche dai silenzi imbronciati dei veterani dell’impianto metalmeccanico. Uno spettacolo visto spesso nei principali stabilimenti produttivi dell’hinterland; meno spesso si era visto un radicamento tale degli operai con il territorio. Nel corteo per le strade cormanesi, organizzato ieri all’interno dello sciopero di due ore, a ogni balcone o cortile non sono mancati i saluti e la solidarietà di familiari e amici verso i trecento lavoratori.
I motivi dello sciopero dell’intero gruppo sono legati all’annunciato pagamento posticipato degli stipendi (che da ottobre arriveranno con 15 giorni di ritardo) e all’assenza di prospettive future. «Il nostro amministratore ci ha detto che nelle casse non c’è più un euro — esordisce Fabio Libretti, delegato della Rappresentanza sindacale unitaria Form — Attendiamo una possibile inversione di tendenza con l’entrata di un nuovo azionista con un fondo di 20-25 milioni. Bisogna anche dire che, a nostro avviso, l’ammontare debitorio del gruppo sfiorerebbe i 150 milioni».
«L’aspetto che deve essere chiaro — aggiunge Libretti — è che lo stabilimento, dal punto di vista produttivo, non è affatto in difficoltà. I problemi sono finanziari e, l’aspetto ancor più paradossale, è quello del mancato pagamento dei fornitori. Rischiamo di lavorare e non poter portare i prodotti ai clienti». Un problema, correlato alle difficoltà economiche di Form, è quello dell’assenza di manutenzione sui macchinari della sede cormanese. «Gi ordini ci sono e sono rimasti elevati (da Peugeot e Citroën, ndr) — analizza Luciano Bruschi della Fiom Cigl — ma lo stato dei macchinari ci preoccupa, almeno quanto la presentazione del ricorso per la ristrutturazione dei debiti». Il prossimo teatro della vicenda sarà il municipio di piazza Scurati a Cormano, dove il sindaco Roberto Cornelli ha convocato i sindacati in rappresentanza degli operai. E delle numerose famiglie che da quel lavoro dipendono.
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