Sesto San Giovanni, 26 settembre 2011 - Dopo Filippo Penati e dopo il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini tocca
a Daniela Gasparini. Il sindaco di Cinisello Balsamo viene chiamato direttamente in causa dall’imprenditore
Piero Di Caterina, gola profonda dell’inchiesta sul presunto giro di tangenti del sistema Sesto, che ormai sta diventando il ‘sistema hinterland’: «Nel 1999 le diedi 30 milioni di lire». Lei smentisce su tutta la linea: «Calunnie».

Il filo delle indagini segue gli affari del patron della Caronte, che a Cinisello ha perso la linea 712, affidata ad Atm dopo un appalto, e che a fine anno dovrà contendersi con la concorrenza altre due tratte. «Ho dato soldi anche al sindaco Daniela Gasparini», mette a verbale Di Caterina, il 21 giugno 2010 davanti ai pm di Milano che lo interrogano come persona sottoposta ad indagine, dice: «Devo rettificare la mia precedente dichiarazione, nel senso che, dopo aver consultato alcune agende risalenti a molti anni fa, ho potuto verificare che al sindaco Gasparini ho consegnato 15mila euro per fini elettorali».

L’imprenditore descrive ai magistrati di Milano, e poi di Monza, un sistema complesso di corruzione, malaffare, vessazioni, piccoli e grandi favori. Secondo l’accusatore «ci sono punte di eccellenza degenerativa a Sesto San
Giovanni ma il ‘sistema’ esiste anche altrove». E così, in un interrogatorio, compare il nome del sindaco di Cinisello Balsamo, che tuttavia non è indagato. «Ammesso che ci fossero, i reati sarebbero prescritti
o amnistiati», confermano magistrati. E dunque dal punto di vista tecnico «sarebbe inutile metterlo sotto inchiesta».

Due gli episodi a cui Di Caterina, in quel momento indagato per false fatturazioni nell’ambito di Milano Santa Giulia, riferisce negli uffici della Guardia di Finanza: «Nel 1999 consegnai alla Gasparini una busta con
30 milioni di lire per la campagna elettorale». E ancora: «Su sollecitazione del sindaco versai 35mila euro
al Museo di fotografia contemporanea». Nel 2009 Gasparini viene eletta sindaco per la terza volta, in
quegli anni Caronte gestisce il trasporto pubblico locale di Cinisello, dopo aver vinto una gara.

Ma Atm vorrebbe appropriarsi di quelle linee. Di Caterina sospetta che vi sia in atto un tentativo di affidare i
suoi servizi, senza gara, ad Atm. «E quando il primo cittadino mi chiese di sostenere il museo fotografico,
che navigava in cattive acque, accettai», racconta l’imprenditore. Il sindaco sfida l’imprenditore: «Magari fossi indagata. Quel signore, lui sì sotto inchiesta per corruzione, mi butta addosso fango senza che possa avere la possibilità di dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Macché prescrizione, macché amnistia. Io non sono
a libro paga di nessuno. E voglio che sia accertato».