Paderno, 27 novembre 2011 - L’emozione di essere diventata donna e il primo giorno a scuola con indosso quel velo che, come vuole la tradizione e la religione della sua famiglia, le donne devono indossare in pubblico. Una giornata traumatica per una giovanissima padernese, non capita dal suo professore.

La ragazza, che frequenta la seconda media alla scuola media Gramsci, si trovava tra i banchi per la prima volta indossando il velo sui capelli, quando uno dei suoi insegnanti entrando in classe le ha imposto di toglierlo, davanti ai compagni attoniti. Immediatamente la notizia fa il giro della scuola, gli stessi coetanei la raccontano agli altri docenti che da sempre hanno insegnano loro il rispetto della religione e della tradizione di tutti.

 

«I colleghi sono venuti da me per parlarmene perché il preside non c’era, impegnato in un altro istituto che dirige — ha riferito Pietro Boggia, docente e collaboratore del dirigente scolastico Mario D’Alesio —. Subito la cosa mi è sembrata molto grave, dopo tutto il lavoro che la nostra scuola sta facendo per l’intercultura». È stato convocato il consiglio di classe e da tutti i docenti è arrivata unanime la condanna di quell’atto.

«La cosa strana è che questo collega lavora da tanti anni nella nostra scuola e non capiamo cosa possa essere accaduto. Anche lui ha poi riconosciuto il suo errore: credeva che la ragazzina lo stesse sfidando perché non si era mai recata a scuola con il velo, che comunque la legge italiana consente di portare». «Non siamo in Francia — continua il professor Boggia — dove ogni simbolo religioso all’interno della scuola è vietato. Qui con la possibilità di avere il crocifisso in classe vi è anche la libertà per gli studenti di coprirsi il capo, senza mai nascondere il volto, se la loro religione lo richiede. Vietarlo sarebbe come imporre a una suola di togliersi il velo in luogo pubblico».

 

La ragazzina, di cui si preferisce non riferire la nazionalità per non renderla riconoscibile, per qualche giorno non si è recata a scuola per la vergogna. Il dirigente scolastico Mario D’Alesio ha richiamato l’insegnante e ha chiamato per scusarsi ufficialmente i genitori della giovane musulmana. «I genitori conoscono la scuola e lo sforzo che quotidianamente facciamo per integrare gli stranieri — ha continuato Boggia — e hanno capito che quello era un caso isolato e che mai più si sarebbe ripetuto». L’insegnante di lettere della classe, che poi coordina anche il progetto intercultura per la scuola Gramsci, ha poi parlato direttamente con i compagni di classe e con la giovane coinvolta per spiegare loro il malinteso.

«I ragazzi — ha continuato Boggia — avevano subito notato l’assurdità di quel gesto, soprattutto dopo quanto appreso con il progetto di intercultura a scuola. A noi tutti ci ha stupito l’accaduto perché non si tratta di un professore razzista, o con determinate inclinazioni politiche. Lavora con noi da anni e credevamo che queste cose fossero consolidate per tutti». Sicuramente una cosa simile alla Gramsci non accadrà mai più dopo questo precedente, ma quel che sperano i docenti dell’istituto è che si faccia tesoro dell’accaduto anche in altri istituti per non rovinare anche quei rapporti cuciti con tanti anni di lavoro tra la scuola e le famiglie straniere del territorio.