Sesto San Giovanni, 12 aprile 2012 - Nata a Grosseto a Grosseto nel 1953, coniugata e da pochi giorni nonna, fa politica attiva da dieci anni, prima come capogruppo di Forza Italia e ora del Pdl in consiglio comunale. Docente universitaria alla Cattolica, dove insegna Epigrafia greca e Storia economica e sociale del mondo antico, Franca Landucci è la candidata azzurra sostenuta anche da La Destra.
Come le sembra questo inizio di campagna elettorale?
«Sono un po’ perplessa. Si parla tanto di volontariato e sport. Ma il rilancio della città passa dalle aree Falck. Solo così potremo superare la crisi economica. Alle scorse elezioni il ritornello è stato quello del maxi centro natatorio di Luigi Zunino, oggi è la cittadella dello sport».
Il primo atto da sindaco?
«Aprirò un confronto serio con gli operatori delle aree dismesse. Gli oneri di urbanizzazione devono ricadere nella città in infrastrutture che abbiano ampio respiro. Per cucire la città nuova con quella vecchia».
La stazione a ponte di Renzo Piano non basta?
«No, senza un nuovo collegamento Est-Ovest, già oggi molto difficile. La Rondinella rischia di essere soffocata: occorre rivedere la connettività del tessuto sestese» .
Nel programma si impegna a rivedere anche le premialità.
«Se l’operatore crea eccellenze sulle ex Falck, non dobbiamo dargli il premio di generare metri cubi in più su quel territorio. Dobbiamo fare in modo che ci siano ricadute positive nella città costruita.Altrimenti, gli 80mila abitanti di oggi resteranno ai margini, come fratelli poveri che guardano cosa succede nella Sesto ricca».
Il no è anche all’ hotel industriel sulle ex acciaierie. Perché?
«È una formula di vecchissima concezione. Fare allevamenti in vitro di posti di lavoro non funziona, è una pratica applicata a freddo sul territorio. Bisogna costruire una cultura di accoglienza del lavoro».
Cioé?
«Un imprenditore è una risorsa, porta ricchezza. Servono sgravi fiscali, facilitazioni burocratiche, una rete di trasporto ottimale. La fortuna di Sesto è stata la ferrovia, altrimenti la Falck non sarebbe mai arrivata. Dobbiamo valorizzare la nostra posizione geografica, rendendo la città appetibile».
Per oltre un secolo Sesto è stata la città del lavoro. Cosa è successo?
«È un discorso che oltrepassa i nostri confini. Siamo in un Paese che dagli anni ‘80 ha dismesso tutta l’industria di base con la vista corta degli immediati incentivi. C’è stata poca lungimiranza da parte del padronato, anche a Sesto. E un progressivo disseccamento del tronco che ha portato all’inaridimento dei rami».
Nel programma si parla di rinascimento. Cosa significa? «Ridare spazio alle energie che sono state soffocate nel nome del controllo del potere. Ovviamente si potrà avere solo con la rottura del blocco».
Se si perde il treno?
«Ci sarà un continuo degrado della città costruita, perché il centrosinistra non è in grado di fermarlo: ha la testa negli anni ‘50, le ricette sono vecchie e calate dall’alto».
Otto candidati sindaco: voglia di cambiamento?
«Direi piuttosto il frutto di una legge sbagliata. Se nel duello per diventare sindaco perdi, dovresti andare a casa. Invece, se ottieni abbastanza voti entri in consiglio a fare un altro mestiere rispetto a quello per cui ti sei candidato. Se non sarò eletta, non mi siederò in consiglio comunale».
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