Sesto San Giovanni, 14 aprile 2012 - Per due anni non si sono fermati: gazebo, cortei, incontri, manifesti provocatori. Alessandra Aiosa, imprenditrice 40enne, si è avvicinata alla politica attraverso l’associazione Assocommercio. Poi ci ha preso gusto. E ha deciso di candidarsi per la lista civica dei Giovani Sestesi. È un’outsider di queste elezioni. «Non avrei mai pensato che la politica mi avrebbe appassionato. Mi sono accorta di vivere in una monarchia. Non mi ero resa conto di questa cappa. Davo colpa all’ingranaggio. Invece, non c’è ascolto. I cittadini non contano».
Com’è nato il programma? «Tra la gente, per le strade. Raccogliendo proposte nei quartieri. Siamo un gruppo eterogeneo: c’è stata grande discussione interna». La priorità per Sesto? «Rilanciare lo sviluppo economico e creare posti di lavoro. Serve un piano occupazionale nel primo anno di mandato. Bisogna premiare le aziende che favoriscono l’inserimento di giovani». E aumentare il produttivo sulle aree Falck? «Ma non basta. Dobbiamo ritrovare appeal. I marchi in franchising non vogliono approdare a Sesto. Volevo aprire un negozio di una nota catena di intimo: mi hanno risposto picche».
Voi cosa proponete? «Prima cosa: sburocratizzazione e agilità. Abbiamo battezzato questo programma “Fare impresa con un clic”. A Sesto abbiamo poi uffici e negozi vuoti: il Comune dovrebbe attivare convenzioni con i proprietari, prenderli in affitto e “girarli” agli imprenditori a prezzo calmierato. I privati avrebbero un ritorno economico più basso ma certo e garantito dall’amministrazione. Si fa con gli appartamenti, perché non sperimentare oltre?».
Il polo tecnologico per la ricerca dove lo pensate? «Le aree Falck sono le più adatte. Vanno riempite di eccellenze, non di grandi magazzini. Però la riqualificazione delle ex acciaierie deve seguire in parallelo quella della città costruita, altrimenti il rischio è di avere Dubai da una parte e la bidonville dall’altra».
Volete portare la storia di Sesto sui banchi di scuola. «A partire dalle elementari. Mia nonna mi ha raccontato tutta la sua vita l’estate scorsa in veranda. Mio suocero ha lavorato ai forni delle Falck e, quando ricordava quegli anni, sembrava di stare con lui a colare l’acciaio. Per guardare al futuro dobbiamo recuperare le nostre radici. Bisogna creare un sistema di trasmissione del sapere e della storia tra generazioni».
L’altro pomeriggio ha fatto disegnare ai bambini la Sesto che vorrebbero. Risultato? «Una città con più alberi, giardini puliti, una nuova piscina, i giochi di una volta come gli scivoli. Una città a misura di bambino è sicuramente a misura di adulto. Mi piacerebbe istituire un consiglio comunale dei piccoli». Assessorato per gli anziani e filo diretto con i giovani. «Dobbiamo caratterizzare ogni quartiere con un luogo per la musica e l’arte e portare la cultura per strada. E creare un ponte generazionale. Ad esempio, con i ragazzi che insegnano agli anziani a usare il computer e a navigare su internet».
Le vostre facce compaiono su manifesti enormi. Chi paga? «Un anno e mezzo fa abbiamo deciso di autotassarci e abbiamo raccolto i fondi per questa operazione di marketing: non abbiamo un simbolo noto come gli altri partiti e dovevamo farci conoscere. I soldi li abbiamo tolti dalle nostre tasche e se non basteranno faremo tra di noi un’altra colletta».
di Laura Lana
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