di Laura Lana
Sesto San Giovanni, 17 aprile 2012 — È sicuramente uno dei volti meno noti di questa campagna elettorale. Flautista, compositore e insegnante, Gianluigi Nuccini è sposato, ha due bambini ed è il candidato della «Lista Civica X Sesto 2012». Democrazia diretta, ambiente, connettività i cavalli di battaglia del gruppo che lavora al programma ormai da oltre un anno.
Chi gliel’ha fatto fare di presentarsi a queste Amministrative?
«La convinzione che i cittadini non contano solo una volta ogni cinque anni, quando devono votare. Uno dei nostri valori programmatici è proprio la democrazia diretta».
Non siete i soli a parlarne.
«Sì, ma chi ne parla fino a oggi ha lasciato solo belle parole. Noi proponiamo un percorso concreto, dal basso, insieme ai cittadini. Anche per decidere il colore delle panchine».
Come si fa a parlare con oltre 80mila abitanti?
«Intanto, sviluppando una cittadinanza digitale. Poi rendendo disponibili documenti e dati in rete, per un Open municipio. Pensiamo ad applicazioni per partecipare agli eventi della città in diretta streaming, per segnalare disservizi e idee sul decoro urbano».
Protezione dell’ambiente: come?
«Per quanto riguarda le aree Falck, ad esempio, rivedendo gli indici edificatori. Se si concretizzerà la candidatura di Sesto, la Città della Salute si farà su un’area che era stata destinata a parco. Parliamone».
Nel suo programma si parla di fruibilità degli spazi pubblici. A Sesto manca?
«È un problema complesso, che non investe solo gli spazi fisici. La nostra città ha uno dei tassi demografici più alti d’Italia. Se con il piano Falck si insedieranno altro 30mila abitanti, arriveremo ai livelli di Calcutta, superando Hong Kong e Singapore. È ovvio, quindi, che soffriamo di limitazioni degli spazi».
Come utilizzarli in modo più efficiente?
«Pensando prima a piani della mobilità. Incentivando l’uso della bicicletta e dei mezzi pubblici. Solo così la città potrà tornare a essere un luogo di incontro, intrattenimento, gioco».
Cos’è il Piano regolatore sociale?
«Un nuovo piano di welfare e assistenza all’insegna della qualità, dello sviluppo e della coesione da costruire insieme a cittadini, aziende, associazioni e a tutti gli attori in gioco. Di certo non vogliamo costruire spazi aggregativi per anziani divisi da quelli per i giovani. L’idea deve essere quella di una grande famiglia allargata, dove nessuno è solo. Dobbiamo tornare al concetto di comunità e non di individuo».
Sulle politiche giovanili e culturali cosa c’è da fare?
«Ulteriori sale prove comunali. Quelle di SpazioArte sono insufficienti a raccogliere la domanda. Ci sono anche associazioni che hanno difficoltà a trovare spazi per riunirsi. Mi piacerebbe avere sul territorio anche più dipartimenti universitari e magari una scuola media a indirizzo musicale, che esiste ad esempio a Cologno».
Moschea sì o no?
«I cittadini non la vogliono sotto casa perché hanno paura che il loro quartiere si degradi. Dobbiamo rovesciare prospettiva: creare le condizioni per una riqualificazione seria e un rilancio di quegli spazi. Ad esempio, inserendo il centro islamico in un complesso universitario, con un dipartimento di Orientalistica. Anche per vedere un po’ di giovani in una città sempre più anziana».
© Riproduzione riservata