Sesto San Giovanni, 19 aprile 2012 - Un «programma di principi» l’ha definito. Dove al numero uno c’è «il cambiamento nel governo di Sesto». Ingegnere classe 1947, Celestino Pedrazzini ha deciso di mettere la sua «esperienza al servizio della città», come si legge nel volantino elettorale. Già candidato sindaco con la Lega Nord nel 1998 e consigliere comunale, è stato capogruppo provinciale a Como e senatore del Carroccio.
Cosa deve cambiare a Sesto? «Intanto, le regole devono essere uguali per tutti. Sono i criteri che mancano. Ovunque. Nei bandi di assegnazione delle case popolari, per i posti degli asili nidi, per tutti i servizi. Anche se ci sono fin troppi regolamenti».
Poi?
«Serve totale trasparenza: i cittadini devono sapere quanto costa la macchina comunale e se questa spesa è proporzionata ai servizi erogati».
Sono cavalli di battaglia anche degli altri candidati.
«Per fare proposte di rottura, bisogna avere il lusso di poter dire di no, di non rappresentare la continuità con il passato. E avere un’esperienza e una squadra per far saltare il banco. Però è un’operazione difficile. Perché il cambiamento fa sempre paura, soprattutto in momenti di crisi e sconcerto come questo. La gente preferisce mantenere le piccole nicchie».
Che fare per il lavoro?
«Il Comune non deve fare l’imprenditore, perché lo farebbe male. Deve attrarre le aziende. Con regole certe, senza chiedere baratti e con la fiscalità di vantaggio. Bisogna iniziare a risparmiare sulla struttura comunale, che pesa, e investire quelle risorse per la riduzione delle tasse».
Tema molto leghista: il referendum.
«I cittadini devono poter scegliere. Sulla moschea, sul centro commerciale, sullo stravolgimento della viabilità. Si tratta di scelte che ricadranno pesantemente sulla loro vita e non può scegliere solo il Comune senza consultazione».
Si parla tanto di migliorare la vivibilità di Sesto.
«Le strade devono essere liberate dalle auto. Costruendo parcheggi esterni e predisponendo un piano di parcheggi privati. Non significa che tutti i sestesi dovranno pagare il box o un posto auto, ma le zone vanno bilanciate: nel piano urbano del traffico leggiamo che ci sono ambiti dove esistono più vetture che posteggi. Poi ci sarebbero tanti piccoli accorgimenti».
Ad esempio?
«Trattare con le Ferrovie per poter usare lo spazio abbandonato sul cavalcavia Buozzi per farci un parcheggio. Invece, nel piano di governo del territorio è un’area a verde. Speriamo ci facciano un microgiardino, che devo dire?».
Interventi sulle periferie e creazione di un unico centro. Ma il valore di Sesto non era proprio quello di essere una città policentrica?
«Tutte fandonie. Sesto per anni ha avuto un suo nucleo. Poi si è fatta la Sesto Nuova oltre la ferrovia e si sono creati due poli. Già Piero Bottoni vedeva delle collinette verdi per ricucire questa dualità. Ma a fianco della ferrovia sono nate le case e ora non è più possibile».
Che fare, quindi?
«Creare un sentimento comune. Poi iniziare a realizzarlo questo centro. Le soluzioni tecniche non mancano: basterebbe collegare con sottopassi più larghi e luminosi il Rondò a piazza della Repubblica, magari abbassata come una cava per far radunare i giovani. Invece, stiamo pensando di realizzare il terzo satellite urbano con l’area Falck».
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