Cusano Milanino, 13 febbraio 2013 - Due anni fa una rapina all’ufficio Postale sestese di via Pisa si concluse con un bottino di 120 euro e un conflitto a fuoco nel quale due banditi spararono diverse decine di colpi di kalashnikov in direzione dell’auto blindata dei carabinieri. Giovedì scorso, a Cusano Milanino, la rapina alla stazione di servizio Tamoil di via Cadorna ha riacceso l’allarme. Un passo indietro fino a quel giorno: un bandito piomba alla cassa del distributore con in pugno un grosso fucile e portato via 300 euro. Poi spara un colpo che per fortuna va a vuoto. Non era a salve e lascia comunque un segno indelebile.

«È una di quelle cose impossibili da dimenticare – si sfoga ora il gestore -. Mi sono sentito tremare le gambe. Ho cercato di convincere il bandito a mettere giù il fucile. Anche perché in negozio c’era una cliente che è stata rapinata a sua volta. Gli ho dato tutto quello che avevo, ma oggi in cassa non ci sono più molti soldi». Il benzinaio non ama parlare di quel giorno, intende solamente lasciarsi quel trauma dietro le spalle, per ricominciare un lavoro sempre più difficile. Non è chiaro chi fossero i banditi. Quello armato, aveva una maschera in volto, i guanti e il cappello. Praticamente irriconoscibile. Non è escluso che ad attenderlo in macchina ci fosse un complice.

In due, come due erano stati i banditi che qualche mese fa hanno colpito alla stazione di servizio Tamoil lungo la Milano-Meda, al confine tra Paderno Dugnano e Nova Milanese. Anche quella volta erano armati, si dice di un kalashnikov, un’arma da guerra in grado di seminare devastazione. La stessa arma che nel Nord Milano è stata rivista negli ultimi mesi in almeno un paio di rapine a benzinai lungo viale Fulvio Testi, tra Sesto e Cinisello, e in altri colpi consumati a Milano negli ultimi mesi.

Il sospetto è che ci sia una banda specializzata in colpi «mordi e fuggi». Se si esclude la terribile rapina all’ufficio postale di Sesto, prima d’ora i banditi del kalashnikov non avevano mai sparato, tanto che si era ipotizzato si trattasse di un’arma finta, una replica. Ora non si è più tanto certi. Tuttavia le forze dell’ordine tendono ad escludere con decisione che il bandito entrato in azione giovedì scorso a Cusano possa essere parte di quel clan. Il fucile non poteva essere un kalashnikov, dicono negli ambienti investigativi, perché un colpo avrebbe provocato danni ben più visibili.
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